martedì 27 febbraio 2018

Non è fortuna ( è questione di dettagli...la vita)




Non è solo questione di fortuna. Non sempre almeno.
Credo. Solo poche volte.
Già! La vita non è solo questione di fortuna.
La vita non è giocare alla roulette.
La vita non è quel giocatore che aspetta l'ultimo giro in attesa del numero fortunato.

La vita è questione di dettagli.
Dettagli che sommati uno dopo l'altro danno forma alla vita.
La nostra.
I dettagli nascono dalla capacità di vedere.
Vedere chi sta intorno. Cosa mettiamo dentro le varie cornici della nostra esistenza.

Mi capita. Mi capita spesso di passare di fianco a luoghi, persone, situazioni già "viste" ma con la netta sensazione di non averle viste davvero.
Sfuggono tante volte i dettagli. Sfuggono tutte le volte che ci si lascia trasportare dai propri pensieri.
Sfuggono quando si vuol far finta di nulla. Sfuggono ogni volta che scegliamo di non fermarci a vedere.
Per comodità. Per paura. Per vergogna. Per menefreghismo. Perchè si pensa che i dettagli dei propri casini siano già abbastanza a cui badare. Ci sta. È tipico della nostra natura umana. Prima noi, dopo, se c'è spazio, posso dare uno sguardo a chi mi circonda. Già! Prima noi.
È questione di...dettagli.

La vita è questione di dettagli.
Dettagli che sommati uno dopo l'altro danno forma alla vita.
La nostra.
I dettagli nascono dalla capacità di vedere.
Vedere chi sta intorno. Cosa mettiamo dentro le varie cornici della nostra esistenza.

Mi piace passeggiare. Mi piace ancor più sedermi sui gradini di qualche chiesa o monumento più o meno famoso. Sedermi. La piazza davanti gli occhi. Appoggiare i gomiti sullo scalino sopra.
Sedermi così. E vedere. C'è un mondo nel mondo in queste piazze.
E quando ti soffermi a vedere poi succede che riesci anche a guardare.
Vedere più guardare aiuta ad immaginare.
A volte anche ad azzeccare pezzi di vita di chi non si conosce.

Guardo i dettagli. L'abbigliamento non è un dettaglio così rilevante per me.
Sì insomma, l'abito non fa il monaco. Nemmeno un capo firmato o dei jeans strappati.
Capita spesso qui in Thailandia di vedere Suv e macchine da urlo e, l'istante dopo, veder scendere uomini e donne vestiti in shorts e infradito.
Mi accorgo invece che per molti i dettagli legati all'abbigliamento sono quelli più rilevanti. Magari per essere assunti in un posto di lavoro. Per essere accettati nel club del "solo bella presenza". Per essere degni di essere riconosciuti come coloro che stanno dalla parte migliore.
Le eccezioni alla regola ci sono sempre.
Comunque no. Non sono i dettagli che fanno per me, questi.

Preferisco altri dettagli.
Mi soffermo sui passi. Veloci. Lenti. Lunghi. Corti. Pesanti. Leggeri. Che inciampano. Corrono. Rallentano. Prendono fiato.
Il camminare è un dettaglio rilevante. Comprendi come le persone affrontano la quotidianità. Almeno nella stragrande maggioranza delle volte. Ci sono anche qui le eccezioni alle regola.
Osservo gli sguardi. I volti raccontano molto più delle parole.
E gli occhi. Truccati, con un filo di matita a dare risalto al colore delle pupille, od un filo di mascara che sbuca come una lacrima da sotto gli occhiali da sole.
Mi piace guardare come si muovono i corpi nello spazio.
C'è chi riesce a farlo apparire come una danza meravigliosa. Chi invece si sente fuori posto.
Le mani. Mani nella tasca dei calzoni. Dentro la giacca. Che tengono la 24h. Che reggono le buste della spesa. Lasciate a penzoloni lungo i fianchi. Mentre tengono un cellulare.
E poi ci sono i rituali. I rituali sono un vero spettacolo da guardare.
I rituali ti fanno scoprire fissazioni, paure, scaramanzie delle persone.
Pensavo che i rituali dovessero essere qualcosa di intimo e personale, da svolgere lontano da sguardi indiscreti. Ti accorgi, invece, che i rituali ce li portiamo sempre appiccicati addosso. Ogni istante. Ogni giorno.
Un sorriso particolare. Inclinare il capo in una certa maniera. Spostare i capelli di lato. Togliersi il cappello. Il modo in cui teniamo la borsa a tracolla. Il cappuccio della felpa...

La vita è questione di dettagli.
Dettagli che sommati uno dopo l'altro danno forma alla vita.
La nostra.
I dettagli nascono dalla capacità di vedere.
Vedere chi sta intorno. Cosa mettiamo dentro le varie cornici della nostra esistenza.

Ogni dettaglio racconta una storia che non conosco. La posso solo immaginare.
Come guardare, di sera, le luci accese dietro le finestre delle case.
Dietro ogni finestra si apre un mondo. Spesso un mondo diverso da quello visibile alla luce del sole.

È questione di dettagli.
La vita è sempre questione di dettagli.
Dettagli che sommati uno dopo l'altro danno forma alla vita.
La nostra.

Ky






lunedì 26 febbraio 2018

Un sorriso (tutto qua)



Cammino. Ogni giorno ritaglio tempo per camminare.
I passi percorrono le solite strade. Altre volte alcune deviazioni per allungare o accorciare il giro quotidiano.
Fa caldo. Sudo dopo pochi metri. Proseguo.
Ho volti che ogni giorno saluto e mi sorridono. Con alcuni qualche scambio di battute. Semplici. Sincere.
Le auto che procedono a velocità moderata. I motorini che sfrecciano a zig zag, tentando di passare il semaforo al limite dello scatto della luce rossa.
Spesso prendo il mio sacchettino di frutta, quasi quotidiano.
Mi piace la luce che c'è. Mi piace osservare i colori, i movimenti della gente che mi sfiora.
Chi apre le serrande del negozio. Chi è già attivo dietro il proprio banco di lavoro.
Chi fa colazione a base di noodless, zuppa, carne e verdura, seduto al tavolo del proprio negozio.
Eppure ogni volto che incrocio, ogni sguardo che mi incrocia è legato da un sorriso che si schiude. Semplicemente.
Mi ricorda le camminate in montagna. Il saluto è un segno distintivo. Chi cammina tra i monti lo sa. Raro non scambiarselo lungo un sentiero. Chissà forse sarà l'effetto natura che invita a questo gesto.
Qui non c'è nessun effetto natura. È naturale il gesto.
Un sorriso. Tutto qua. Un sorriso.
Mi sorridono anche i volti del quartiere musulmano che vagano, sempre lo stesso percorso, lungo le vie di questa cittadina.
Tappa, i cassonetti della spazzatura. Un lavoro fatto con meticolosità. Un lavoro svolto per necessità. Eppure, nonostante la puzza che esce dai cassonetti (la differenziata qui non esiste, la differenziata la fanno coloro che ripuliscono i cassonetti) queste persone hanno una loro dignità. Non la smarriscono per il "lavoro" che svolgono.
Frugano con attenzione. Differenziano cartone, plastica e vetro. Se poi c'è qualche oggetto ancora recuperabile, ad esempio un giocattolo, lo prendono come fosse la cosa più preziosa che possano mai aver trovato in vita loro. Lo puliscono con cura. Lo posano nell'angolo meno sporco del loro carretto. Sfoderano un sorriso a pochi denti, ma molto luminoso. Si può intuire la gioia che provano sapendo di poter fare un regalo inatteso ai propri figli. Ed immagini che dopo questo, la loro giornata non può che continuare all'insegna del sorriso.
Un sorriso. Tutto qua. Un sorriso.

Ky


domenica 25 febbraio 2018

Essere vivi è uno spettacolo (quando ti svegli, non capisci ancora come e perchè, eppure senti che anche oggi sarà uno spettacolo di giornata)



Domenica mattina.
Una domenica mattina anche troppo calda qui in Thailandia - per i miei gusti.
E non faccio in tempo ad aprire il portone che...Orange schizza in casa – come da un pò di giorni a questa parte.
Torni in mezzo ai miei piedi strofinandoti sopra.
Mi guardi miagolando. Piccolo esserino così caparbio e cocciuto.
Hai fame,vuoi le coccole e tutte le attenzioni che ti spettano di diritto (per i gatti ogni cosa è un diritto imprescindibile).
Insisti.
Io appena alzata dal letto, assonnata, occhi stropicciati, bocca impastata, cammino per inerzia in giro per casa nel tentativo di preparare la colazione.
E tu imperterrito continui nella tua buffa danza tra i miei piedi. Se continui così finisce che cado, che rischio di farti male.
Ma tu insisti, insisti così prepotentemente da costringermi a fermarmi. A sedermi per terra.
Tu balzi in braccio. Mi guardi con i tuoi piccoli profondi occhioni e mi ricordi che...essere vivi è uno spettacolo!
E tu, dormi ancora.
Mi chiedo sempre come diavolo fai a riuscirci anche alle 8 del mattino che i vicini strillano più del loro solito - sarà l'aria della domenica.
Accendono musica ed i bambini giocano come se al posto della voce avessero un megafono.
Un pò, ma non troppo, t'invidio.
Anche per te è tempo di sveglia, nonostante sia domenica mattina.
E le tue prime parole non sono rivolte a mò d'imprecazione verso chi strillava fino poco fa.
Mi dici che hai sentito Red, il gatto, che ha miagolato per annunciarsi, come il suo solito.
Era in casa vero? -dici. Annuisco.
Ti lascio fare colazione.
Un pò meno i mici. Orange e Free. Ora stanno giocando e correndo come forsennati.
Ti rulli la tua siga del mattino. Quasi un rituale che ripeti puntualmente.
Finisci. Accendi il pc. Entri nella fase di risveglio.
E guardo te. Ti guardo di schiena.
Mi è sempre piaciuto guardarti di sfuggita, mentre sei di schiena.
Una prospettiva diversa da quella usuale.
E guardandoti così di schiena, posso intuire i gesti delle mani mentre tieni la sigaretta, diligentemente rullata, tra indice e medio, le punta delle dita rivolte verso l'alto mentre pollice, anulare e mignolo quasi semichiusi.
E leggi le notizie del giorno sul tuo pc.
Posso immaginare la mimica del volto mentre leggi.
Un sorriso affiora se c'è qualcosa di esilarante.
Il sopracciglio sinistro che si alza quasi impercettibilmente se invece sei in disaccordo con alcune notizie e gli angoli della bocca che iniziano a formare delle parabole ascendenti e discendenti come se tu stessi parlando tra te e te, contestando quello che stai leggendo.
Lasci entrare il fumo e lo assapori per un tempo che a me pare sempre interminabile.
(Prima o poi ti soffocherà) - penso. Pensiero stupido questo.
E poi espiri dalle narici, facendo uscire due scie di fumo che sembrano i due sensi di marcia delle strade.
Fa così caldo che arrotoli la maglietta fin sopra l'ombelico in cerca di una carezza di vento che però pare non decidersi ad arrivare.
Ho caldo anch'io. Riesco a sudare anche se ho il ventilatore puntato su di me.
I contrasti di schiena si notano meno. Sembra quasi siano invisibili.
Eppure siamo così diverse.
A volte dire Polo Nord e Polo Sud pare non essere ancora abbastanza.
Ma in questa diversità contrastante abbiamo trovato il nostro punto d'equilibrio.
(Okey, va e viene, per fortuna) - aggiungo io.
Ti lascio ai tuoi rituali, alle tue letture, ai tuoi pensieri.
Poi d'un tratto ti alzi, io con gli occhi sulla tastiera del pc mentre scrivo.
Ti volti verso di me. Ti percepisco. Alzo lo sguardo e mi sorridi.
E mi ricordi che essere vivi è uno spettacolo!
È ancora domenica. Fa ancora caldo, più caldo.
I contrasti sono sempre forti. I mici vanno e vengono.
Nonostante la routine. Nonostante oggi sia un giorno da "nulla di che".
Ora so che questa domenica è proprio uno spettacolo.

Ky



venerdì 23 febbraio 2018

I passi portano sempre verso il meglio (perchè ogni passo è già di per sè scopo di vita)




Riflettendo sui passi. Tutti quelli fatti. Tutti quelli che si faranno. Quotidiani quasi sempre. Scontati la maggior parte delle volte. Necessari sempre. Grandiosi poche volte. Ma sono passi. Ed i passi sono vita. Movimento. Scoperta. Voglia di meraviglia. Desiderio di arrivare. Certezza che godersi il viaggio è meglio che pensare solo a quando si arriverà alla meta. Tanto poi ce ne sarà un'altra. Ed un'altra ancora. Spirale continua. Molti i passi fatti e ogni passo è stato, è importante. Parla di me. Racconta di un noi. Passi che si fanno viaggio. Viaggio esteriore, quello che chiunque può vedere. Viaggio interiore, quello che è solo nostro fino a che decidiamo sia così. Non si può compiere un viaggio senza fare dei passi. E la vita non è nient'altro che un viaggio. Mio. Tuo. Nostro.

Passi. Leggeri. Pesanti. Superficiali. Profondi. Silenziosi. Rumorosi.
Passi. L'intero arco di vita è scandito dai passi. Nostri. Di altri.

Passi. C'è chi dice che ad ogni passo fatto in avanti, ne seguono due all'indietro.
Credo che ogni passo, sia quel passo. Quel passo che ha un significato unico, irripetibile rispetto il passo successivo. Nessuno torna mai indietro. Al limite ci si ferma proprio su quel passo. Si riflette. Si tenta di capire dove sta l'errore. Il modo in cui porvi rimedio, nel caso sia possibile. Si impara la lezione.

Passi. Leggeri. Pesanti. Superficiali. Profondi. Silenziosi. Rumorosi.
C'è chi crede che ogni passo segni l'inizio di un qualche nuovo percorso.
Penso che non deve per forza essere sempre così. Ogni passo in più, a volte, si compie per continuare lungo il cammino già intrapreso. Se poi questo cammino apre nuove rotte, allora, e solo allora, può darsi che ci siano nuovi percorsi da tracciare.

Passi. Leggeri. Pesanti. Superficiali. Profondi. Silenziosi. Rumorosi. Grandi. Piccoli.
Passi. Le giornate sono un continuo susseguirsi di passi. Fisici. Mentali. Ideali.

Ancora passi. Leggeri. Pesanti. Superficiali. Profondi. Silenziosi. Rumorosi. Grandi. Piccoli. Lunghi. Brevi.
Alcuni parlano del fare il passo più lungo della gamba. Ci sta. Fa parte della natura umana. Del nostro andare di fretta. Di volere tutto, possibilmente subito.

Ancora passi. Leggeri. Pesanti. Superficiali. Profondi. Silenziosi. Rumorosi. Grandi. Piccoli. Lunghi. Brevi. Coordinati. Senza apparente direzione.
C'è anche chi dice che è meglio non seguire i passi altrui, ma tracciare il proprio sentiero. Certo però che se posso fare un pezzo di cammino sui passi già lasciati da altri, posso risparmiarmi un bel pò di fatica. Ottimizzare tempo e risorse.

Passi. Leggeri. Pesanti. Superficiali. Profondi. Silenziosi. Rumorosi. Grandi. Piccoli. Lunghi. Brevi. Coordinati. Senza apparente direzione. Passi che restano. Passi che si cancellano. Passi senza tempo.

L’alta marea cancellerà le mie impronte,
e il vento disperderà la mia schiuma.
Ma il mare e la spiaggia dureranno
in eterno.
(Kahlil Gibran)

Non importa il luogo in cui lasciamo i nostri passi. Lungo un sentiero di montagna. Tra la sabbia che bacia il mare. In un deserto che muta forme. In mezzo a soffice neve. In una strada d'asfalto. Nel cuore delle persone.
Il luogo non ha così importanza, quasi mai.
Importa che passi lasciamo. Il perchè. Il come. Intensità e leggerezza. Un equilibrio complesso, ma possibile. Che arrivi l'alta marea. Che cada neve nuova. Che soffi un forte vento. Che altri calpestino fino a cancellare i nostri passi. Non importa. Non è grave. I passi ci sono. Restano. Indelebili. Non possiamo mai sapere quello che un passo può smuovere.

Nella vita, che si cammini sulla neve (o sull’acqua o sulle nuvole!) si lascia sempre qualcosa. E’ vero l’impronta sparisce, ma nessuno può davvero sapere quali sono gli effetti che causa. Basta anche un granello di polvere spostato o un fiocco di neve e le cose cambiano…
(Fabrizio Caramagna)

Passi. Leggeri. Pesanti. Superficiali. Profondi. Silenziosi. Rumorosi. Grandi. Piccoli. Lunghi. Brevi. Coordinati. Senza apparente direzione. Passi che restano. Passi che si cancellano. Passi senza tempo.

Ogni passo racchiude una storia, un'emozione, una fatica, una gioia, un dolore, una conquista, una sconfitta, un errore, una lezione, un amore. Ogni passo è il passo decisivo per andare avanti. Ogni passo è lo scopo che stiamo dando all'esistenza. I passi insegnano a comprendersi, conoscersi, raccontarsi, incontrarsi, fermasi e riconoscersi. Ogni passo è un'occasione per essere migliori, mai peggiori.

Non è abbastanza fare dei passi che un giorno ci porteranno ad uno scopo, ogni passo deve essere lui stesso uno scopo, nello stesso tempo in cui ci porta avanti.
(Goethe)

Passi. Leggeri. Pesanti. Superficiali. Profondi. Silenziosi. Rumorosi. Grandi. Piccoli. Lunghi. Brevi. Coordinati. Senza apparente direzione. Passi che restano. Passi che si cancellano. Passi senza tempo. Passi per andare avanti. Passi per essere migliori.

Passi. L'intero arco di vita è scandito dai passi. Nostri. Di altri. Passi ricchi di esperienza. Passi pieni di vita. Mia. Tua. Nostra.
Ed ancora...passi.

Ky

mercoledì 21 febbraio 2018

L'importanza di saper perdere (in fondo dopo ogni perdita si trova una lezione)




Pensando alla parola lezione, non posso non tornare ai banchi di scuola.
A dir la verità prima ancora della scuola ci sono i genitori che, a modo loro, cercano d'insegnare lezioni di vita che possano servire anche più in là nel tempo. Ammetto che a volte le lezioni sono state a suon di qualche man rovescio che ha sortito gli effetti sperati.

Chiusa parentesi e torniamo alla scuola.
La scuola non mi ha mai davvero entusiasmato, non al punto tale da applicarmi se non per il minimo necessario. È vero anche che ho avuto la fortuna d'incontare alcuni docenti davvero alternativi e fuori dai classici schemi lezione, interrogazione, valutazione. Docenti che hanno avuto l'accortezza di parlare di vita e di esperienze, di declinare le lezioni di Leopardi, D'Annunzio e Manzoni, Kant, Socrate ed Eraclito con un linguaggio attuale, attuale 20 anni fa. Certo un insegnare diverso, più umano e prossimo, meno dall'alto della cattedra. Sono stati proprio docenti così a farmi comprendere che ogni volta che si perde, ogni volta che si resta delusi, ogni volta che si ha davanti un problema da risolvere (non di matematica) è l'occasione migliore per trovare la soluzione.
Quell 'opportunità che viene data per imparare la lezione.
Facile ascoltare questi bei consigli. Complicato ricordarli nella quotidianità.

Quando perdi, non perdere la lezione.
Dalai Lama

E così penso che se potessi mi piacerebbe fare un viaggio nel tempo. Non direzione domani. Direzione ieri. Un viaggio nel passato, tra le situazioni che mi sono trovata a vivere, quelle create da me, quelle in cui altri mi hanno fatto entrare.
Non un viaggio a ritroso per cambiare il corso degli eventi. La vita vissuta fin'ora è a posto così.
Un viaggio però per rivivere certe situazioni in cui ho evidentemente perso senza imparare la lezione.
Impossibile certo. Stavo solo fantasticando. Fantasticare fa bene alla mente.

Quante volte perdo nel quotidiano. Quante volte poi invece di fermarmi a rifletterci sopra e trovare una lezione di vita, lascio correre, lascio posto alla delusione, spesso anche alla rabbia dettata dalla sconfitta. Reazione normale probabilmente. Mi sta comunque stretto il perdere le svariate lezioni che si celano dietro ogni perdita, in ogni sconfitta. Orgogliosa, a volte in modo eccessivo.
Sfugge così un tassello che può fare differenza nel percorso di vita. Tassello che mostra come ogni sconfitta e perdita proietta verso l'inizio di qualcosa che è migliore, mai peggiore. Certo, arriverà un'altra occasione, forse molte. Se non s'impara la lezione la prima volta, c'è da star certi che ne arriveranno altre. A volte più facili da vedere, altre volte ben nascoste. Solo quando si comprende e s'impara la lezione che ogni sconfitta e perdita reca con sè, solo allora si passa al gradino successivo o alla discesa che viene dopo la salita.

Oggi, sono di certo più consapevole della necessità di scovare una lezione in ogni perdita. Ammetto che a volte mi viene più facile rispetto ad altre. Ci sono lezioni che si vedono, ma in qualche modo si rimandano. Scomode. Troppo scomode. È come sentire che non è il momento buono per far propria quella lezione di vita. Si rimanda. Forse è sbagliato. Forse è un modo come un altro per dire a sè stessi che si ha bisogno di una nuova perdita per comprendere appieno quella lezione già rimandata.
Passano così i giorni, scorrono gli eventi. Sconfitta dopo perdita, perdita dopo sconfitta c'è un'infinità di lezioni da capire, da studiare, su cui riflettere, da saper far proprie per poi usarle quando la situazione lo richiede. Procede così il tempo e lo spazio, tra una lezione rimandata ed una lezione apprezzata. L'importante è capire che dopo ogni perdita, dopo ogni sconfitta e dopo ogni sentimento di rabbia e delusione, c'è sempre una lezione che aspetta d'essere imparata. Lezione che apre porte sicuramente migliori.

Ky




lunedì 19 febbraio 2018

Il negozio della meraviglia è solo un pò più nascosto (il miglior luogo per trovare unicità e capacità di connessioni)




Fermarsi di colpo, rapiti da aromi contrastanti, mentre si passa davanti ad un negozio anonimo, uno tra i molti nel quartiere indo-pakistano.
Non posso non pensare alle parole di Nicolò Fabi messe in musica in uno dei suoi capolavori "il negozio di antiquariato".
Nascono così riflessioni sparse. Apparentemente scollegate. Decisamente soppesate.

Non si può cercare un negozio di antiquariato in via del corso

Già, è proprio vero che nelle vie principali delle più grandi città certi negozi sono impensabili da trovare. Un pò come il negozio di spezie che ho trovato qualche giorno fa. Trovato senza cercarlo. Impossibile non arrestare i propri passi per entrare in punta di piedi tra sacchi colmi di spezie di ogni tipo, tra scaffali zeppi di colori sfavillanti, lasciando cadere lo sguardo su tante minuscole cassettine ciascuna contenente un piccolo tesoro ricco di aromi.
E la vita è un pò come tante cassettine di spezie. Ogni aroma ha una sua caratteristica. C'è chi ama i sapori più intensi e piccanti, chi invece quelli più delicati. Eppure solo uniti gli uni agli altri, questi aromi hanno la capacità di rendere la vita ricca di ogni sapore. Un modo come un altro per dire che solo la capacità di scoprire la nostra unicità e di saper creare connessioni tra noi può fare la differenza nel mondo.

Ogni acquisto ha il suo luogo giusto e non tutte le strade sono un percorso

Per ogni cosa che si cerca c'è un posto unico. Spesso questo posto unico non si trova lungo tutte le strade che si calpestano, ma solo in quelle strade che sono un percorso per noi, per lo scopo a cui siamo chiamati. Impensabile acquistare un telefono in un negozio di spezie o delle spezie in un negozio di telefoni. Ogni cosa ha il suo posto. Dovrebbe essere così anche per noi, ogni cosa dovrebbe avere un proprio posto, non per forza in via del corso, anzi, forse le vie secondarie spesso racchiudono i negozi migliori a cui attingere, in cui cercare quello di cui abbiamo bisogno.

Per ogni cosa c'è un posto ma quello della meraviglia è solo un pò più nascosto
(...)
Prima di partire si dovrebbe essere sicuri di che cosa si vorrà cercare dei bisogni veri

Sapere la direzione da prendere, conoscere il cosa si cerca e ciò di cui si ha bisogno facilita il percorso e la ricerca del negozio che fa al caso nostro. È necessario capire quali sono i nostri veri bisogni, le nostre reali aspirazioni, le nostre più vere passioni per poi riuscire a reperire i mezzi necessari per arrivare in quel posto, solo un pò più nascosto, dove si nasconde la meraviglia. La meraviglia, quella capacità di sapersi stupire ancora come quando si era bambini. Certi che ogni cosa desiderata prima o poi sarebbe arrivata. La meraviglia che appartiene a ciscuno di noi: l'unicità e la capacità di connessioni.

Non si può entrare in un negozio e poi lamentarsi che tutto abbia un prezzo
se la vita è un'asta sempre aperta anche i pensieri saranno in offerta

Crescendo invece impariamo a lamentarci di ogni cosa. Scordiamo rapidamente cosa significhi provare meraviglia. Vediamo solo il marcio, il peggio. Parliamo di crisi e ci scordiamo delle opportunità. Le lamentele sono quasi il pane quotidiano. Seguiamo la massa, pensiamo con le idee di altri, ci esprimiamo con parole che non ci appartengono. Ma la vita è sempre un continuo movimento, un'asta dove vince chi osa, chi offre di più, chi si mette in gioco più di altri, chi crede di più nei propri sogni ma ha anche la consapevolezza che da solo non può fare molta strada. Chi comprende che sognare da soli è bene, ma sognare insieme è dare possibilità ai sogni di farsi reali, di farli uscire finalmente dai tanti cassetti dove li infiliamo e dove li dimentichiamo.

Ma le più lunghe passeggiate le più bianche nevicate
e le parole che ti scrivo
non so dove le ho comprate
di sicuro le ho cercate senza nessuna fretta
perchè l'argento sai si beve ma l'oro si aspetta


La capacità di rallentare, di camminare senza fretta, di pensare con la propria testa, di stare in piedi sulle proprie gambe, è la chiave per trovare tutto ciò di cui abbiamo bisogno per proseguire nei nostri percorsi di vita. Percorsi che sono sempre soggettivi e personali ma che solo condivisi con quelli di molti coducono al vero tesoro.

Il tesoro è alla fine dell'arcobaleno
che trovarlo vicino nel proprio letto
piace molto di meno*

E la vita è un pò come tante cassettine di spezie. Ogni aroma ha una sua caratteristica. C'è chi ama i sapori più intensi e piccanti, chi invece quelli più delicati. Eppure solo uniti gli uni agli altri, questi aromi hanno la capacità di rendere la vita ricca di ogni sapore. Un modo come un altro per dire che solo la capacità di scoprire la nostra unicità e di saper creare connessioni tra noi può fare la differenza nel mondo.


Ky



*testo  di Nicolò Fabi, il negozio di antiquariato




venerdì 16 febbraio 2018

Provare un pochino di più (la differenza tra chi viene detto vincente e tutti gli altri sta nel "provare")




Vincere, perdere. Crederci, lasciarsi andare. Riuscire, rinunciare.
Tra questi opposti c'è solo una sottile distanza.
Una distanza data da una semplice parola "provare".

La vita, che piaccia o meno, è un provare continuo.
Sembra quasi di essere su quelle giostre dei luna park che girano e girano e girano e, dopo l'iniziale divertimento, si necessita di scendere.
Scendere perchè gira la testa e non si ha più desiderio di proseguire.
Scendere perchè si è provato abbastanza da aver raggiunto quello che si desiderava.
È proprio questo il punto, la differenza che rende un vincente tale.

Una grande icona del basket mondiale, in un'intervista disse:

"Avrò segnato undici volte canestri vincenti sulla sirena e altre diciassette volte a meno di dieci secondi dalla fine. Ma nella mia carriera ho sbagliato più di 9000 tiri, ho perso quasi 300 partite, 36 volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l'ho sbagliato. Nella vita ho fallito molte volte ed è per questo che alla fine ho vinto tutto".
Michael Jordan

Il vincente è una persona come tante, con percorsi simili a quelli di tanti altri, con infiniti fallimenti alle spalle. Il vincente è colui che ha fallito come gli altri ma che ci ha provato un pochino di più.
Quel "provare un pochino di più" ha fatto di quella persona una vincente.

Lo so, nella pratica poi è più complicato. Mai impossibile però.
Dipende da quanto abbiamo volontà di "provare un pochino di più".
Dipende se desideriamo alzare di qualche millimentro l'asticella della nostra vita per provare a saltare un pochino più in alto.
Dipende come sempre da noi.

Alla fine non conta se gli altri ci considerano dei vincenti.
Conta quello che noi pensiamo di noi stessi.
Se crediamo di non farcela, di essere dei falliti, questo sarà quello che ci farà lasciar andare la presa, che non ci farà credere in quel "provare un pochino di più", che ci costringerà a rinunciare.
Se invece crediamo di essere capaci di farcela, di essere dei vincenti, questo sarà quello che ci farà continuare a "provare un pochino di più".
E gli altri ci vedranno come noi ci vediamo.

"Provare un pochino di più" sapendo che si può sbagliare ancora, sapendo che forse falliremo di nuovo, ma con la convinzione che prima o poi quel "provare un pochino di più" farà tutta la differenza del mondo riguardo chi siamo.

Forse è tempo di credere nel "provare un pochino di più".

Ky

mercoledì 14 febbraio 2018

Direzione Sud (quando capisci che imparare è cambiare)




Solitamente scrivo il mattino. Stranamente però da un paio di giorni mi ritrovo a scrivere a pomeriggio inoltrato. Ah già, sono 6 ore avanti di fuso orario, dunque qui tra poco sarà sera.
Ho come la sensazione che in questi giorni la mia bussola interiore sia un pò fuori bolla, come se sentisse che tra non molto sarà tempo di prendere un nuovo volo per fare dietro front, fino casa.

La bussola. Che bei ricordi delle medie. Le gare di orienteering ai giardini Parolini.
La gara consisteva nel trovare i vari punti segnati su di una mappa, trovarli in sequenza aiutandosi con una piccola bussola, far punzonare il foglietto corrispondente e proseguire fino alla fine.
Non arrivavo mai tra i primi posti, ma mi divertivo moltissimo.

Ho scoperto così la bussola ed il suo uso. Un uso che per me è simile ad uno scopo. E la bussola serve proprio a questo ad indicare direzioni. La direzione a cui tutti fanno riferimento è il Nord. Naviganti, condottieri, astronomi. Per anni, molti anni, la direzione da me prediletta è stata proprio il Nord, la Stella Polare.
Montagne e vette a nord, posizione del letto rivolta a Nord...sempre e solo Nord.
Credevo che tutta la vita fosse diretta verso una sola direzione: il Nord.

Sapevo delle corse all'oro nel far west americano che spaziavano da Est verso Ovest. Ma ho sempre immaginato e creduto che davvero ogni meta dovesse approdare verso un Nord. 
Simbolo di conquista, di raggiungimento di un traguardo, di vittoria, di sguardo che ha la possibilità di vedere dall'alto tutto ciò che sta in basso (associo sempre il punto cardinale Nord a qualcosa che sta in alto, mentre il Sud a qualcosa che sta in basso, in profondità).

Dal Nord ho imparato tanto. A salire con attenzione, a vedere la fatica della salita come segnale di profonda passione per l'obiettivo fissato, a guardare il mio personale percorso come tanti gradini da salire e da cui apprendere, gradino dopo gradino, qualcosa di nuovo.
Ringrazio quel tempo. Il Nord è stato un prezioso maestro di vita. Ma ho capito che il Nord mostra quasi sempre e solo cose visibili.

Così, oggi, la direzione verso cui è costantemente puntata la mia bussola interiore è il Sud, quel Sud che sa rendere visibili le cose più invisibili (per chi vuole vedere davvero).
Sud che sa di profondità, di discese ardue e all'apparenza facili ma piene d'insidie.
Sud che mi sta facendo scendere verso l'interno di me.
Sud che insegna a guardare negli occhi le persone e non più dall'alto verso il basso.
Sud che mostra il cammino verso la vera bellezza della vita che è fatta anche di ostacoli e difficoltà.
Sud che spaventa, perchè a salire è più facile, a scendere è più difficile.
Sud che costringe a fare i conti con le proprie paure, con i momenti bui, con il dolore.
Sud che insegna che non è importante il traguardo raggiunto ma il percorso compiuto.
Sud che insegna che imparare è cambiare.
Cambiare rotta quando è necessario, cambiare opinione se quella degli altri è più saggia della propria, cambiare modo di guardare la vita, cambiare ancora una volta rotta se quella presa è sbagliata.
Quel Sud che insegna a puntare l'ago della bussola con obiettivo cuore, ed il cuore punta sempre in direzione Sud.

Ky



lunedì 12 febbraio 2018

Siamo storie (l'inizio è già stato scritto ma la fine e ciò che sta nel mezzo dipende da noi)




"Mettiti bene bene sotto le coperte, stringi forte a te Leone, il peluche più dolce del mondo, chiudi gli occhi, apri bene bene le orecchie e spalanca le porte del cuore che è arrivata l'ora delle storie. C'era una volta...".
Diceva all'incirca così papà quelle volte che, arrivava presto da lavoro, e riusciva a mettermi a letto. Adoravo quel momento. Tutto e solo nostro, mio e di papà. Nessun altro.

Ricordo quelle sere, le sere delle storie, delle favole, di principesse da salvare e di draghi da sconfiggere, di pozioni magiche e streghe non sempre cattive, di maghi potenti e cavalieri coraggiosi, di nani e mele avvelenate, di fusi e incantesimi, di lampade magiche e ladroni, di tappeti volanti e castelli meravigliosi.
Puntualmente mi addormentavo prima di sapere il finale della storia.

Crescendo ho compreso il potere che racchiude una storia, un potere evocativo ed educativo.
Le storie hanno continuato ad accompagnarmi anche nel tempo e le porto con me ancora oggi che dovrei essere "grande". Spesso mi rifugio tra le righe delle storie per cercare risposte e spunti che non riesco a trovare altrove. Uso le storie per raccontarmi e per raccontare.

"Ormai essere se stessi non basta più.
Bisogna diventare la propria storia"
Salmon

Non sono più bambina, ma di storie ne ho ancora bisogno. Le storie insegnano a vivere come se ogni istante fossimo noi i protagonisti delle storie: avventurose, fantastiche, zeppe di trappole e pericoli, ricche di magia e luoghi incantati. Storie in cui incontriamo principi e principesse, matrigne e sorellastre, maghi e streghe, draghi e incantesimi, super eroi con super poteri, bacchette magiche e scope volanti.
Storie dove il male è sempre in agguato e in cui il bene alla fine ce la fa sempre a vincere.

Lo so, lo so che la realtà sembra diversa, ma poi mica così tanto. Dipende da come scegliamo di guardarla. Se vogliamo cambiare lo sguardo che rivolgiamo all'esterno di noi, allora la vita, quella che stiamo costruendo passo dopo passo, può rivelarsi la più incredibile delle storie.
Certo, non arriverà il principe azzurro a svegliarci con un bacio, ma forse la persona che abbiamo la fortuna di avere accanto la possiamo vedere ogni giorno come il nostro "principe azzurro" o "principessa buona". Forse nelle difficoltà dell'esistenza non troveremo una bacchetta magica a risolvere i problemi e nemmeno nessun mago a toglierci dai guai, ma di certo possiamo trovare dentro di noi il coraggio e la motivazione per superare ogni ostacolo piccolo o grande che sia.
Forse non abbiamo nemmeno i super poteri dei nostri super eroi preferiti ma forse possediamo già il super potere più indispensabile al mondo e che usiamo poco, troppo poco: la gentilezza.
E ricordiamoci che la gentilezza apre sempre tutte le porte.

Siamo storie che ogni giorno hanno l'opportunità di scriversi, di aggiungere dettagli, di rivedere azioni e comportamenti, di guardare indietro per sistemare l'avanti.
Siamo storie che possono modificarsi, che possono accettare il passato e modificarsi nel presente. 
Siamo storie, tutte importanti, nessuna da scartare.
Siamo storie che nessun editore può cestinare.
Siamo storie, storie che parlano il linguaggio dell'amore, che credono nel potere dei sogni, che sperano in un lieto fine, che sanno cavarsela nei momenti più bui e solitari, che cercano di vivere ogni giorno come la più spettacolare delle avventure.

Certo siamo storie che non possono piacere a tutti, ci sarà chi ci leggerà e chi nemmeno saprà mai della nostra storia.
Ma siamo storie, storie che qualcuno di certo leggerà e apprezzerà.
Siamo storie, l'inizio è già stato scritto ma la fine e ciò che sta nel mezzo dipende da noi.

"Mettiti bene bene sotto le coperte, stringi forte a te Leone, il peluche più dolce del mondo, chiudi gli occhi, apri bene bene le orecchie e spalanca le porte del cuore che è arrivata l'ora delle storie. C'era una volta...".

Ky

"Che cosa vuole il mondo da noi?" (Keep calm, goditi il viaggio e passa il favore)

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