mercoledì 30 maggio 2018

"Anche questo passerà". La leggenda dell'anello del re



Si dice che una volta un re convocò i più saggi del reame e chiese loro: “Esiste un mantra oppure un suggerimento che funzioni in ogni situazione, in ogni circostanza, in ogni luogo e in qualsiasi momento? Qualcosa che mi possa aiutare quando nessuno di voi mi sta accanto per darmi dei consigli? Ditemi, esiste un tale mantra?”
Tutti i saggi erano sorpresi dalla domanda del Re. Una risposta per tutte le domande? Qualcosa che possa funzionare ovunque, in ogni situazione, ovvero in ogni gioia, ogni pena, ogni sconfitta e ogni vittoria? Pensarono e ripensarono.
Dopo una lunga discussione, un anziano suggerì qualcosa che andò bene a tutti. Poi andarono dal re e gli portarono il risultato scritto su carta, con la condizione che il Re non lo doveva guardare per sola curiosità. Solo in momenti di estremo pericolo, quando il Re era da solo e senza vie d’uscita, allora lo avrebbe potuto leggere.
Il Re mise il foglio sotto il suo anello di diamante. Passò del tempo e i vicini attaccarono il Regno. Fu un attacco di sorpresa. Il Re e il suo esercito combatterono coraggiosamente ma persero la battaglia. Il Re dovette scappare a cavallo e inoltrarsi nella giungla.
Ma all’improvviso il Re si trovò alla fine di una strada chiusa. Sotto c’era un dirupo, buttarsi significava morire.I nemici che lo stavano inseguendo si stavano avvicinando e il Re era preoccupato, non sembrava avere via d’uscita.Poi all’improvviso vide il diamante che brillava sotto il sole e si ricordò del messaggio nascosto nell’anello. Aprì il diamante e lesse il messaggio che diceva:“Anche questo passerà.”
Il Re lo lesse e poi lo lesse ancora. All’improvviso qualcosa si mosse: Sì! Anche questo passerà! Solo pochi giorni fa, godevo del mio regno, ero il Re più potente fra tutti. E ora il Regno con tutti i suoi piaceri è sparito. Io sto qua che cerco di scappare dai nemici. E così come quei giorni sono passati, anche questo giorno di pericolo passerà.
La calma tornò sulla sua faccia. Continuò a stare dove era. Il posto era pieno di bellezza naturale. Non aveva mai visto questo luogo così bello nel suo Regno. La rivelazione del messaggio gli aveva fatto un grande effetto. Si rilassò e dimenticò i nemici.
Dopo qualche istante realizzò che il rumore dei cavalli si era allontanato. Si erano spostati da un’altra parte, verso le montagne vicine.Il Re era molto coraggioso. Riorganizzò il suo esercito e combatté di nuovo. Sconfisse il nemico e riprese il suo impero.
Dopo la vittoria, venne ricevuto con grande splendore. L’intera capitale era nell’euforia della vittoria; piogge di fiori venivano lanciati sul re in segno di onore e riconoscimento. La gente cantava e ballava. Per un istante il Re si disse: “Sono uno dei Re più grandi e coraggiosi. Non è facile sconfiggermi”.
Vide un senso di ego emergere in se stesso. All’improvviso il diamante dell’anello brillò nella luce del sole e così ricordò il messaggio. Lo aprì e lo lesse di nuovo: “Anche questo passerà” . Diventò silenzioso. Il suo volto cambiò totalmente – da egoista tornò in uno stato di profonda umiltà.Se anche questo passerà, allora non è tuo. La sconfitta non era tua, la vittoria non è tua. Sei semplicemente uno spettatore. Tutto passa. Siamo testimoni di tutto questo. La vita viene e va. La felicità viene e va. La sofferenza viene e va.
Quante volte ci sentiamo dire e diciamo a nostra volta "è solo un momento, passerà". Lo si dice talmente spesso che non ci si fa quasi mai caso. Lo si dice a chi deve affrontare prove ed esami. A chi si trova in un profondo momento di sconforto per questioni di cuore, per difficoltà lavorative, a chi vive sofferenze fisiche e psicologiche e per mille altre motivazioni. Eppure a ben pensarci è proprio vero che è tutta questione di "è solo un momento, passerà". Certo non si può prevedere il quando e forse nemmeno il come ma si può decidere l'atteggiamento con il quale affrontare ogni momento della vita. Che poi questa espressione verbale non è valida solo per chi vive situazioni negative. Vale anche come rovescio della medaglia, vale anche per chi vive situazioni positive nel lavoro, in amore, a livello scolastico, nella quotidianità. Già perchè dovremmo sempre tenere a mente che ogni istante "è solo un momento, passerà". Allora è nostro dovere vivere con il giusto atteggiamento. Ciascuno a suo modo, ciascuno con le proprie capacità. Comprendo, io per prima, che è molto più semplice dirlo che sentirselo dire ma sono anche convinta che eppure è possibile. È decisamente possibile affrontare la vita tenendo a mente di avere sotto l'anello quel foglietto che dà risposta ad ogni quesito, quel foglietto che ci fa sentire meno vulnerabili, forse un pò più coraggiosi. Un foglietto che ci mostra il possibile. Che ci fa vedere che è molto più possibile che probabile.
Ky








sabato 26 maggio 2018

Arriva da dietro...il futuro.




Nel libro Le otto montagne di Paolo Cognetti c'è un bellissimo dialogo padre figlio.
"Secondo te il passato può passare un'altra volta?" chiede il padre.
"E' difficile" risponde il figlio
"Guarda quel torrente, lo vedi?" - prosegue il padre – "facciamo finta che l'acqua sia il tempo che scorre. Se qui dove siamo noi è il presente, da quale parte pensi sia il futuro?".

La risposta, quella che viene più naturale, quella che dà anche il figlio è che il futuro deve per forza trovarsi più giù, più a valle, più in basso rispetto la loro posizione.
"Il futuro è dove va l'acqua, giù per di là".
Avrei risposto così anch'io.

Eppure il padre dice che è sbagliato.

Solo qualche pagina più avanti, il figlio comincia a capire il perchè la sua risposta fosse sbagliata secondo il pensiero del padre.

"Pensai al torrente: alla pozza, alla cascatella, alle trote che muovevano la coda per restare immobili, alle foglie e ai rametti che correvano oltre. E poi alle trote che scattavano incontro alle loro prede. Cominciai a capire un fatto, e cioè che tutte le cose, per un pesce di fiume, vengono da monte: insetti, rami, foglie, qualsiasi cosa. Per questo guarda verso l'alto, in attesa di ciò che deve arrivare. Se il punto in cui ti immergi in un fiume è il presente, pensai, allora il passato è l'acqua che ti ha superato, quella che va verso il basso e dove non c'è più niente per te, mentre il futuro è l'acqua che scende dall'alto, portando pericoli e sorprese. Il passato è a valle, il futuro a monte. Ecco come avrei dovuto rispondere a mio padre. Qualunque cosa sia il destino, abita nelle montagna che abbiamo sopra la testa".

E penso a quante volte mi è stato detto e ripetuto che il futuro è lì, ce l'ho davanti, che se allungo le dita lo posso sfiorare, che ci devo pensare a sto futuro, a cosa fare nella mia vita e bla bla bla.
Ed io a crederci, ad aguzzare la vista per cercare di intravederlo sto futuro, che a forza di sentirlo nominare, pareva quasi dovessi trovarmi davanti - da un momento all'altro - un uomo (minaccioso) vestito di tutto punto pronto a tirare fuori la sua agenda ed ad elencarmi la mia prossima scelta, sfida, opportunità o qualunque altra cosa.
Ed invece poi, è proprio vero che il futuro arriva da dietro, quando non sei preparata, quando sei concentrata sul vivere l'istante, quando hai la testa da altre parti tranne che rivolta al futuro. Ed arriva veloce, prepotente come una slavina. Altre volte, invece, arriva così leggero ed in punta di piedi che quasi non ti accorgi che è qui, è lui, è il futuro che ormai è già passato.
Un pò come quando sei ferma al passaggio a livello di turno e sfrecciano le carrozze dei treni e non fai tempo a guardarne una che hai già gli occhi sulla successiva, così senza tempo di realizzare.
E mi piace. Mi piace immaginare che il destino, questo futuro imminente "abita nella montagna che abbiamo sopra la testa".
E che in fondo non è poi così lontano. E che in fondo non fa poi così paura.

Ky

giovedì 17 maggio 2018

Il passare per qualcosa significa conoscerla





In sanscrito, una lingua utilizzata in certe zone dell'India, c'è una parola, "gati", che indica sia il camminare sia il sapere, inteso come conoscenza. E c'è una regola: tutte le parole che iniziano con "andare/camminare", hanno anche il significato di sapere.
Curioso come la stessa metafora si ritrovi nella lingua norvegese in cui il passare per qualcosa significa conoscerla.
E mi piace pensare come il gesto, l'azione del camminare, del mettersi sulla strada a poggiare passi, abbia anche il significato profondo di conoscere, sè stessi, gli altri, il mondo, la vita. In fondo pensandoci bene, il "camminare" ci aiuta ad essere chi siamo e smettere di farlo implica forse smettere di essere fino in fondo chi siamo.
Mi ritorna in mente un passaggio di un libro in cui si riporta una bellissima tradizione Inuit, popolazione che vive nel nord-est dell'arcipelago artico canadese.

"Quando ti arrabbi, al punto da non riuscire a controllare le tue emozioni, sei invitato a lasciare la tua abitazione e a camminare in linea retta attraverso il paesaggio che ti si para di fronte, andano avanti finchè la rabbia non passa. Il punto esatto in cui l'emozione molla la presa viene dunque marcato, infilando un bastone nella neve. In questo modo si misura la lunghezza, ovvero l'intesità, della rabbia.
La cosa più sensata che possiamo fare quando siamo arrabbiati, condizione in cui il cervello rettiliano guida le nostre azioni, è allontanarci dalla persona o dalla situazione che ci ha provocato quella reazione".

E mi piace pensare che sia quando siamo arrabbiati, sia quando abbiamo necessità di camminare per liberare corpo e mente dalla stanchezza del vivere quotidiano, sia quando ci troviamo sul posto di lavoro e le cose non girano per il verso giusto o magari vanno a gonfie vele, sia che ci troviamo in qualunque altra situazione di vita, il potere racchiuso nell'azione dell'andare, del camminare, del provare, coincide con il sapere e segna e supera il limite tra quello che non sappiamo e quello che strada facendo possiamo imparare e conoscere, gestire e fare nostro.
E questo è forse il solo modo per arricchire le nostre esistenze: il fare esperienza sulla propria pelle.
Ecco allora che assume senso profondo quel "passare per qualcosa". Un passare che sta a significare che, una volta vissuto e compreso questo "qualcosa", abbiamo una conoscenza in più da mettere nel nostro personale bagaglio di vita.

Ky

*immagine dal web

mercoledì 9 maggio 2018

Ribaltare i pensieri per scoprire chi siamo




Credo di essere circondata, accerchiata da persone amiche o volti conosciuti che si lasciano, che mettono fine ad anni e spazi di vita insieme più o meno lunghi, con o senza figli nel mezzo. La maggior parte con.
Sembra la "moda" del momento, ma sono certa che non è così.
Una sorta di tempo e spazio in cui c'è tanto bisogno "d' imparare ad amarsi in questa vita" tanto quanto "bisogna imparare a lasciarsi quando è finita" (come si dice nella canzone presentata a Sanremo da Vanoni-Bungaro-Pacifico).

Credo che ci troviamo in un momento di vita in cui tutto viene messo in discussione e tutti si mettono in discussione, in cui forse è più forte l'esigenza del chiedersi "chi voglio essere?". Come se i tempi fossero maturi per dare spazio a quella necessità, insita nell'animo umano, di comprendere qual'è la nostra vera identità.
Qualche giorno fa dal Salone del Libro di Torino sono state inviate, quasi come messaggi in bottiglia, 5 domande. Mi soffermo sulla prima, quella che fa da apri strada a tutte le altre.

Chi voglio essere? Che rapporto c'è oggi tra l'essere se stessi, il conoscere se stessi e il diventare se stessi?

Tosta come domanda, forse a molti non basterà questa vita per trovarci il verso giusto. A me di certo questa vita non basta già. Ma intanto ci provo. Perchè da qualche parte si deve pur iniziare e non c'è sfida più grande, entusiasmante, difficile che cominciare dal sè.

E penso a te amica mia. A te che ti sei decisa ad uscire alla luce del sole. A te che hai scelto la via per la tua felicità. A te che oggi stai pagando le conseguenze dolorose di una separazione. A te che hai avuto e hai coraggio di credere che il diventare se stessi e l'esserlo nelle quotidianità è la sfida più importante che la vita ci pone di fronte. E ti ringrazio per le tue confidenze, per gli sfoghi, per gli istanti di gioia e per quelli di sfiducia e stanchezza.
Ti ringrazio perchè mi ricordi che "essere umani" è anche tutto questo.
Ti ringrazio perchè mi mostri che mettersi in gioco, anche se tutto e tutti remano contro, anche quando gli amici più fidati si allontanano, mi ricordi che è sempre possibile farcela, rialzare la testa, guardare avanti, lasciare il passato un pò alle spalle.
E la fatica e la stanchezza che oggi ti fa tentennare, che ti fa frenare di colpo, che ti fa girare mille domande in testa, mille perchè, è possibile trasformarla in una ricchezza interiore. Come se fosse lì a ricordarti che è sempre possibile ribaltare i pensieri e farli divenire ricchezza, quella ricchezza che diventa possibilità di essere e diventare chi si è.
E non importa se hai tutti contro, o quasi. Importa che ce l'hai fatta, il tuo Everest l'hai raggiunto. Ora devi solo imparare a godere del panorama che ti si presenta davanti gli occhi.

Ky






"Che cosa vuole il mondo da noi?" (Keep calm, goditi il viaggio e passa il favore)

Curioso. Decisamente curioso come un pensiero possa improvvisamente materializzarsi. È successo circa 3 mesi fa, dopo il mio rientr...