C'è
vento fuori, quel vento che piega le cime degli alberi.
Quel
vento che spazza via le nubi dal cielo.
Quel
vento che spesso arriva ad indicare la direzione migliore.
Ed
ancora quel vento che invece altre volte fa ingarbugliare idee e
pensieri che parevano nitidi e chiari fino all'istante precedente.
Mi piace
il vento, anche se a volte è pungente e freddo.
Che poi
ogni volta che c'è vento che mi scompiglia i capelli, che mi
costringe a coprire la gola e gli occhi, mi fa sentire un pò come
una bandiera.
C'è
anche un modo di dire "essere come una bandiera al vento".
La
maggior parte delle volte con il significato di non avere le idee
chiare, di cambiare opinione in base a dove fa più comodo, in base
al momento, come una sorta di rifiuto nel prendere una posizione
definitiva o quasi.
E poi
penso alle bandiere di stoffa a forma di cono, di solito a
striscioline colorate rosso bianche, che sono posizionate sopra i
tetti e che fanno un pò da segnalatica alle correnti che poco o
spesso passano sopra le nostre teste.
È
interessante sapere la direzione dei venti, capire se è vento di
libeccio o di scirocco, se tira aria di tramontana o maestrale, se è
tempo di lasciar soffiare i venti di levante o di ponente, capirne la
direzione, quasi sentire un senso di sicurezza nel saperne leggere le
trame che disegna sulla pelle, tra i pensieri, su ogni cosa animata o
inanimata che sfiorano e toccano.
E il
vento mi fa pensare al pensiero di Heidegger che distingueva tra
un'esistenza vissuta così come viene e il guidare la propria vita.
Ecco,
qui rispondere non è mai semplice, a volte è più complicato che
dover risolvere un problema matematico.
Anch'io
mi divido tra un'esistenza vissuta così un pò come viene, un pò
alla giornata, forse forte della giustificazione che non è in mio
potere sapere cosa accadrà da qui all'istante successivo.
Un pò
come un Don Chisciotte che cerca di battersi contro i mulini a vento
con scarsi risultati.
E poi
invece mi ritrovo a sentire che la vita la sto guidando io, magari
con fuoriuscite e sbandate lungo le strade dell'esistenza, magari con
curve secche che prendo male, magari con tanti interrogativi che come
paletti segnaletici cercano di farmi stare o rientrare sulla buona
strada.
Buona
strada che ha quel significato profondo e intimo che va al di là
dello stare al mondo, un pò come possono fare i sassi. Buona strada
che ha il sapore del sapersi domandare "il come si sta al
mondo", perchè solo così si può fare davvero conoscenza con
ciò che ci circonda e con sè stessi.
E fare
conoscenza con sè stessi e con il mondo attorno è questione di
darsi tempo.
Un pò
come stare a sentire il vento sulla pelle, godere del suo sollievo
nella calura estiva, fuggirlo nei giorni dei freddi inverni, ma
lasciarlo passare come fosse guida e indicatore di buona strada.
Ed
allora che buona strada sia, con o senza vento, con giornate vissute
un pò come viene e giornate in cui si è umili ma generosi e coraggiosi capitani
al comando delle proprie esistenze. Ed esserne consapevoli è già un
ottimo passo per sentirsi sulla buona strada.
Ky