martedì 31 ottobre 2017

Tra il trattenere ed il lasciar andare




Destinazione Mae Sot raggiunta, il luogo che per 4 mesi e poco più sarà la mia casa.

I giorni a Bangkok sono stati tranquilli, qualche piccolo imprevisto di comunicazione con un nonnino thai che si occupa di raccogliere i soldi del bus e con la bigliettaia che ci ha rilasciato i biglietti per Mae Sot con la data errata e dunque giri su giri per sistemare le cose, ma nulla di irrisolvibile.

Finalmente ieri, dopo un viaggio in autobus lungo 9 ore, abbiamo messo piede nella nostra casetta asiatica.

Lungo le 9 ore di viaggio guardando dal finestrino ho avuto molto tempo per ascoltare i miei pensieri e le emozioni che li accompagnavano.

E le distese verdissime di risaie, le cicogne in volo e le imponenti statue di Buddha lungo il tragitto mi hanno fatto sentire fortemente a casa.

Cosa si lascia e cosa si trattiene quando si è in viaggio?

Molto si lascia e si lascia andare, per lasciare posto e trattenere.

Si trattiene di tutto un po’ all’inizio di ogni nuovo viaggio, per quanto le strade siano sempre le stesse, il paesaggio molto simile a quello dell’anno precedente, la cadenza linguistica nuova ma familiare, e si trattiene di tutto un po’, quasi ad aver paura di perdere lungo il tragitto qualche dettaglio che potrebbe fare la differenza nel tuo viaggiare, nel tuo cercare il come crescere nel mondo, passo dopo passo.

Si lasciano luoghi e volti familiari per trattenere nuovamente luoghi e volti altrettanto familiari, certo c’è da mettere in conto che qualche delusione potrebbe esserci in questa attesa del “trattenere”, magari alcuni volti non ci saranno più perché la vita ha preso direzioni altre per loro, o ancora non ci saranno più luoghi conosciuti perché sono stati lasciati andare per fare posto a qualcos’altro da trattenere.

Ecco perché all’inizio di ogni viaggio si cerca di trattenere di tutto un po’, anche le cose che possono apparire dei “just in case” di sicurezza e che solo dopo molti passi fatti si comprende che non servono a nulla se non a rendere il peso dei passi troppo impegnativo e qui si crea uno strappo, già perché è sempre complicato lasciare andare come è altrettanto complicato il trattenere.

C’è sempre un costante “oscillare tra il trattenere ed il lasciare andare” come direbbe Sebastiano Zanolli..

La vita è racchiusa tutta qui.

Mi auguro dunque un buon viaggiare capace di comprendere quando è tempo di lasciare andare e quando invece è bene trattenere per non dimenticare e per crescere.

Ed auguro questo anche a te che leggi perché le nostre vite non sono altro che quell’eterno “oscillare tra il trattenere ed il lasciare andare”.

Buon viaggio!

giovedì 26 ottobre 2017

Pronta per la partenza?




Lo zaino è pronto, dentro poca roba, nessun “just in case”, il peso è dato dai libri inseparabili compagni del mio viaggiare.

Mancano circa 10 ore al volo e ripenso a chi ho salutato e rileggo i vari messaggi arrivati ieri.

Tra i vari messaggi d'augurio, per un buon viaggio destinazione Bangkok, mi è stata fatta anche una domanda.

Pronta per la partenza?

La mia risposta.

Sono pronta e non sono pronta.

Il pre-partenza è sempre un momento particolare per me.

L’adrenalina sale mano a mano che si avvicina il volo pensando al luogo dove andrò per 4 mesi e mezzo, alle persone, ai progetti ed al pelo del mio pelo Budy, la micetta thai-birmana.

Ma allo stesso tempo l’adrenalina va a braccetto con quel senso di smarrimento che mi prende ogni volta che si avvicina una nuova partenza o ri-partenza.

Uno smarrimento dato dalla sensazione di vivere le ore di volo come in una specie di limbo tra quello che lascio e quello che troverò; il volo diventa un po’ una sorta di barca guidata da Caronte che mi porta da una sponda ad un’altra e l’obolo da pagare sono tutta una serie di domande, di cose lasciate in sospeso, di persone salutate, di luoghi amati per arrivare poi ad una nuova sponda, certo già conosciuta ma forse nel viaggio sono cambiata io, la mia percezione del mondo, delle cose, della vita, del viaggiare.

Ecco perché il pre-partenza e poi il volo mi regalano adrenalina e smarrimento.

È una fase momentanea però; appena metto piede in suolo tailandese provo una sensazione di casa, di un’altra casa dove vivere “tanta roba”.
Dentro di me è come se ci fosse un taglio netto tra ciò che ho momentaneamente lasciato e ciò che mi appresto a vivere. E questa sensazione poi mi ricapita nel senso inverso, quando il viaggio viene fatto a ritroso.

Non significa che dimentico chi e cosa lascio, semplicemente la mia mente si dispone ad accogliere il nuovo del “nuovo” dove mi ritrovo a vivere, per tempi e spazi più o meno lunghi.

È una bella sensazione!

In fondo siamo tutti un po’ come Ulisse, desiderosi di scoprire nuovi mondi, nuove culture, di imbatterci in nuovi volti e luoghi ma sempre con la bussola del cuore puntata verso destinazione Itaca.

La sensazione di casa è profondamente radicata in noi e per quanto viaggiamo, ci spostiamo per vacanza o lavoro, il gusto di casa è sempre inconfondibile e confortante soprattutto nei momenti più complessi e difficili che quasi ogni viaggiare porta con sé.

Sarà anche questo un viaggiare ricco, con sorprese inattese, attimi di buio, ma ho la consapevolezza che sarà un tempo di crescita, di domande importanti a cui dare risposta o perlomeno una direzione, un tempo dove avere il tempo di guardare avanti verso nuovi orizzonti, verso nuove vette, proprio perché non è mai il raggiungimento di un traguardo ad essere essenziale, ma il come si affronta il viaggio per arrivare dove il nostro cuore desidera, lasciando così i nostri passi nel mondo.

domenica 22 ottobre 2017

Qual'è poi l'origine delle lacrime?


Piove.
La giornata oggi ha proprio il sapore dell'autunno.

In sottofondo mi accompagna la musica di Ludovico Einaudi, compagno di riposo  e amico di viaggi immaginati e immaginari in cui la mia anima si lascia portare.

La pioggia, l'autunno con i suoi colori a volte vivaci altre volte spenti mi fanno sentire un non so che di indefinibile, quasi una sorta di nostalgia.

Piove a intermittenza
ed il cuore si interroga con mille domande.
Tra i tanti pensieri uno cattura la mia attenzione.
Una frase di una lettera ritrovata e riletta pochi giorni fa.
Una frase di molti molti anni fa scritta da un'amica, per me anima preziosa.

“...quasi a volermi ricordare che c'è sempre un tempo in cui si ha il tempo per domandarsi qual'è poi l'origine delle lacrime”.

L'origine delle lacrime
mi piace quest'espressione,
mi sa di ricerca profonda,
di voglia di conoscersi a fondo,
passando anche attraverso il dolore
senza dimenticarsi però dell'amore,
l'amore per la vita in tutte le sue declinazioni.

Non saprei da dove hanno origine le lacrime
ma so che sono antiche e che racchiudono storie e volti e occhi e sensazioni.

Le lacrime sono le nostre prime compagne al momento della nascita
quasi una liberazione profonda dopo un passaggio complesso e doloroso.
Le lacrime sono l'espressione prediletta dai bimbi per dar voce e forma ai loro bisogni.

Non ci abbandonano mai le lacrime,
ci accompagnano in tutti i passaggi della vita fino alla morte, anche se poi non sono più nostre le lacrime ma delle persone che lasciamo qui, mentre noi siamo in viaggio verso altre destinazioni.

Le lacrime hanno sempre scandito i miei giri di boa.
Ho versato lacrime di dolore e sofferenza
lacrime per la perdita di un amore
lacrime di gioia dopo aver raggiunto traguardi desiderati,
lacrime per la perdita di persone care
ed ancora lacrime nei momenti più bui,
quelli in cui ti senti sola e la sola via di fuga sono le lacrime.

Piove
c'è umidità oggi
ed il cielo è coperto da quella foschia che fa sentire freddo.

È una buona occasione questa
per stare a casa, in famiglia per chi può
magari davanti al focolare acceso,
dove è dolce sostare in silenzio ed ascoltare il crepitio del fuoco,
magari in compagnia di chi amiamo o di chi chiede la nostra ospitalità
nei giorni troppo freddi della sua vita.

Piove
e mi piace stare qui da sola
a scrivere, pensare e provare un po' di nostalgia,
quella nostalgia che fa salire qualche lacrima salata agli occhi
e che piano piano fa capolino e si decide a scendere senza fretta
lungo la pelle rigando così il volto, quasi a voler segnare il percorso in maniera indelebile.
Ma non è tristezza, né gioia, né senso di solitudine,
è solo una sensazione di liberazione, di rinascita e di nuovo inizio.

Piove
non so da dove abbiano origine le lacrime
ma so che sono necessarie
come le onde del mare
come il sale del mare
come il gusto che vogliamo dare alle nostre esistenze.

Piove
sta finendo il cd di Einaudi
e con lui anche le lacrime.
Ed è di nuovo tempo di domandarsi “qual'è poi l'origine delle lacrime”.



lunedì 16 ottobre 2017

La lucina da notte: il mio modo di affrontare la paura

Confesso, a quasi 40 anni ho ancora paura del buio.

Già!

Non me ne vergogno, come tempo addietro, ma ne ho preso atto.

È più forte di me, io ed il buio non ci piacciamo un granchè.

Ed allora che fare? Come affrontare le lunghe ore di buio necessarie per riuscire a riposare?

Semplice: uso una lucina da notte, sì sì, avete capito bene, una lucina da notte come quelle che si accendono nelle camerette dei bambini quando sono piccoli ed iniziano a dormire da soli nella loro stanzetta.
Immagino di non essere l'unica persona adulta a dover fare i conti con questa paura, ma immagino anche che ciascuno di noi ha una qualche paura conosciuta o segreta, ma pur sempre paura è.

Pensando e parlando di paura non posso fare a meno di pensare inevitabilmente ai social ed ai mass media. Siamo sommersi ogni istante da qualunque genere di notizia, d'informazione, di qualsiasi luogo del mondo e di qualsiasi tipo. Siamo sommersi in quella che viene definita “drammatizzazione da televisione”. Avete fatto caso che più si parla di dolore e più la tal trasmissione è seguita, non importa poi se viene criticata od osannata, il succo della questione è che molte trasmissioni vivono di scenari dolorosi per fare audience.

E questo mi fa più paura della mia paura del buio.

Più paura si fa provare e più si riescono a controllare le masse.
Terrorismo, attentati veri o presunti tali, omicidi efferati, risse che finiscono in tragedie...la lista la potete continuare voi...è tutto un continuo girare intorno alla paura.

“La paura è una leva motivazionale molto potente, un incentivo” dice Sebastiano Zanolli nel suo libro*.

Una leva motivazionale talmente potente che viene usata per farci vivere una vita in continuo affanno, in costante tensione, un modo per non farci mai sentire del tutto al sicuro, ma sempre esposti al pericolo in agguato dietro l'angolo ed ogni pretesto è buono per farci sentire in perenne stato d'assedio: immigrati, sbarchi, fregature economiche, continua pressione su notizie di cronaca nera, promesse politiche che sanno di fuffa e via dicendo. E noi giù a criticare, a puntare il dito verso l'esterno, già perchè invece di trovare soluzioni è più facile lanciare opinioni così quasi fosse la moda del momento e  perchè lo fan tutti.

La paura è proprio una brutta bestia, una volta che si insinua in noi è davvero un'impresa scrollarcela di dosso.
Eppure una buona notizia c'è. La paura ha di positivo il fatto che ci stimola ad agire.

Dunque quando ci prende la paura, cerchiamo delle soluzioni, quelle che si adattano meglio a noi, quelle che ci danno maggior sicurezza, quelle che ci vengono pensando con la  nostra testa. Impariamo a leggere di più, a chiedere se qualcosa non la sappiamo o se non l'abbiamo capita bene, ad informarci su fonti più attendibili, è il solo modo per tenere lontana quella paura che social e mass media ogni giorno vogliono farci assorbire.

Dopo queste parole, sto rivedendo la mia paura del buio sotto una nuova luce e...sono felice di avere solo paura del buio e di superare questa paura con una semplice lucina da notte!


*Paura a Parte. Riflessioni e suggerimenti sul lavoro, la vita e la paura in un mondo precario di Sebastiano Zanolli, edizioni FrancoAngeli.

martedì 10 ottobre 2017

Posso iniziare a familiarizzare con Lei, la morte

Due opzioni, due pesi sui piatti della bilancia, due possibilità, due strade...quale scegliere? 
Dar retta alla ragione o alla pancia? 
Su che base si sceglie di fronte alla notizia che il rischio di morire è più elevato di quello di vivere?
Mi sto facendo un sacco di domande, tipico del mio pensare introspettivo, e mi rendo conto della grande fatica di dare delle risposte. 

Dalla mia parte c'è il fatto che queste domande non riguardano direttamente né me stessa né qualche mio familiare, ma la situazione in cui si trova un carissimo amico.

Certo questo mi toglie un peso dalle spalle, ma se mi trovassi in una situazione simile come reagirei? Cosa risponderei?
In base a che misura farei pendere la bilancia verso la vita o verso la morte?

Il succo della questione alla fine è : il morire.

Non si è mai pronti, mai abbastanza nemmeno quando ci si “prepara”. 

La nostra società occidentale non ci è mai stata d'aiuto in questo e tanto meno la chiesa che parla di paradiso e dannazione infernale.
Il problema è proprio l'imprintig che abbiamo fatto nostro fin dall'infanzia, inconsapevolmente fino ad un certo punto.

Perchè apprezziamo la vita, tanto da volerci stare aggrappati il più possibile? 
Perchè invece allontaniamo la morte, e il solo pensiero ci fa rabbrividire?

In Oriente, la morte è vista come una continuazione del tempo e dello spazio di vita che ci è stato concesso, poi il morire è un passaggio, quasi come oltrepassare una soglia e cominciare una nuova esperienza, un nuovo percorso, magari con sembianze diverse, magari senza un corpo, magari in nuovi altrove. 
E' un passaggio naturale.

Ma non serve arrivare fino al lontano Oriente per capire questi concetti, basterebbe avere  più tempo e più consapevolezza nel voler imparare dalla natura, forse non ci sarebbe questo terrore del morire.

Il pensiero della morte mi pone sempre di fronte ad una domanda essenziale: cos'è davvero importante per me?

Quando veniamo messi di fronte a Lei, si inizia a pensare davvero alle persone ed alle cose che sono fondamentali e veramente importanti per noi e si cambia la domanda che spesso ci facciamo quando non abbiamo problemi così elevati e ardui da affrontare. 

Si passa dal chiedersi “Che cosa ho ottenuto?” al dirsi “Che cosa ho dato?”. E in questi istanti di lucida consapevolezza si fa il miglior bilancio della propria vita, quello più vero ed essenziale.

Perchè aspettiamo che qualcuno o qualche situazione inattesa ci metta di fronte alla scelta o alla possibilità di vita o morte?

Perchè troppo spesso non viviamo le nostre giornate ciascuna come se fosse la sola che abbiamo a disposizione?

Perchè aspettiamo di goderci davvero la vita solo quando ormai il tempo sta per scadere?

Perchè...?

Le domande sono infinite, le risposte sono infinite, ciascuno con le proprie esperienze ed il proprio vissuto, ciascuno con i sui tempi e spazi.
Sono domande necessarie se vogliamo vivere bene l'adesso, il qui ed ora.

Certo, gira e rigira, sono sempre al punto di partenza.
Non ho risposte valide, non ho formule magiche, non ho la sfera di cristallo per sapere cosa succederà, per sapere se il piatto della bilancia sarà più pesante verso il vivere o se si farà tirare giù dal morire, questo proprio non lo so.


Ma posso da oggi iniziare a familiarizzare con Lei, la morte, e provare a vivere davvero ogni istante come se fosse l'ultimo.

domenica 8 ottobre 2017

A lezione di R-E-S-I-L-I-E-N-Z-A. Saper essere resilienti : la chiave per superare insuccessi e fallimenti!

Ieri ho postato un video sulla pagina Facebook Pensa Senza Stress ( https://www.facebook.com/pensasenzastress/?ref=bookmarks), riguardo la resilienza. Ho pensato di mettere nero su bianco quello che dico perchè così è più facile poter rileggere i concetti esposti.
Resilienza: termine coniato in fisica per descrivere l'attitudine di un corpo a resistere ad un urto*, quindi la capacità che ha un oggetto a resistere ad un urto, ad  botta molto forte.

Successivamente il concetto di resilienza si ritrova in ambito delle scienze sociali per indicare la capacità di riuscire, di vivere e svilupparsi positivamente, in maniera socialmente accettabile, nonostante lo stress o un evento traumatico che generalmente comportano il grave rischio di un esito negativo.*

Chi più chi meno molti di noi hanno avuto probabilmente qualche trauma infantile (o più in là nel corso della vita), molti lo ricordano, molti l'hanno rimosso, ma c'è e prima o poi si fa presente nella vita adulta anche se magari non ne siamo consapevoli.

La resilienza è un termine che viene anche associato al mondo del lavoro.

Martin Seligman, inventore della psicologia positiva, definisce la resilienza come la differenza del modo in cui la gente reagisce al fallimento.**

Questo concetto, in effetti, può essere riportato anche in ambito scolastico e nella quotidianità, in tutti i piccoli e grandi fallimenti che ci accadono e per cui, in qualche modo, siamo predisposti, proprio perchè il fallimento dovrebbe essere una delle occasioni per poi cambiare direzione e trovare la via migliore.

Un esempio tratto da diario di Donovan Campbel, capo plotone in Iraq.

“A scuola sei premiato se non commetti errori. Poi esci e cominci a lavorare, e ti accade spesso di ottenere una promozione grazie al fatto che fai pochi sbagli. E così non fai altro che sviluppare l'idea che gli errori siano da evitare a tutti i costi. Ciò che impari sotto le armi è che non importa quanto uno si sforzi o quanto uno sia abile. Primo: commetterai degli errori; secondo: a volte gli eventi, il nemico, o una situazione in evoluzione ti impediscono di avere la meglio, e infatti fallisci. E così familiarizzi con questa idea”.**

Viviamo in una società in cui meno si sbaglia e meglio è, per la propria autostima, per le persone che ci vivono accanto, meglio è per avere promozioni sul lavoro o riconoscimenti a qualsiasi livello ed in qualunque ambito.

Riprendendo le parole di Campbel, possiamo ricavare degli insegnamenti molto importanti riassumibili in 5 punti:

1. Riconoscere che possa capitare di sbagliare.**
Un bravo coah, leader, maestro sa riconoscere immediatamente un insuccesso e discuterne   con il proprio team o gruppo, mettendo in preventivo che il fallimento/insuccesso può accadere e insieme trovare delle soluzioni in caso sia necessario arginare il problema

2. Incoraggiare il dialogo per favorire la fiducia.**
Spesso evitiamo di discutere dei problemi, invece è una cosa fondamentale per saper affrontare e superare i problemi; solo parlandone si va oltre la superficie, si possono così estirpare problemi e fallimenti alla radice.

3. Separate la persona dall'insuccesso.**
Quando si sbaglia, si tende ad incolpare la persona. In realtà, nell'80% delle situazioni, non è la persona che fallisce, ma è il progetto che ha fallito. Impariamo a non puntare il dito verso gli altri, ma vedere il fallimento come un qualcosa che non ha funzionato per il verso giusto nel progetto.

4. Imparate dai vostri errori.**
Non voler imparare dai propri errori è una grande opportunità persa di crescita.

5. Create un sistema di contenimento dei rischi e degli insuccessi.**
Più viviamo situazioni di insuccesso, fallimento e rischio, più riusciamo a trovare un metodo per arginare alla base il problema in futuro.


Oggi abbiamo molti esempi di persone resilienti. Un paio di nomi del mondo dello sport: Alex Zanardi e Bebe Vio, entrambi hanno perso parti del loro corpo. Ma hanno una forza di volontà incredibile, un carattere così positivo ed un'autoironia spiccata che riescono ad affrontare ogni giornata con il sorriso.
Questa è la loro forza. Questa è la loro capacità di andare avanti ogni giorno.

Per me sono campioni di resilienza.
Campioni nell'affrontare gli urti della vita con coraggio, determinazione, sorriso e positività. Nello specifico l'urto più doloroso che hanno subito nelle loro vite: l'amputazione degli arti.
Queste sono le persone da ringraziare e stimare.
Di certo non sono i soli, penso che tutti noi conosciamo qualcuno che è campione di resilienza.

Impariamo a vivere la resilienza, a fare nostro questo concetto per saper affrontare con positività gli urti della vita.

Estratti dei libri:
** Come trattare gli altri e farseli amici nell'era digitale
di Dale Carnegie


*Il dolore meraviglioso - diventare adulti sereni superando i traumi dell'infanzia
di Boris Cyrulnik



giovedì 5 ottobre 2017

Sto dando i numeri!

Capita a volte di non riuscire a dormire bene o di svegliarsi di soprassalto nel cuore della notte. 
Ecco, a me è capitato un paio di notti fa e poi riaddormentarmi risulta un'impresa da titani.

Che fare dunque?

Contare le pecore? Mah, di solito all'ottava pecora mi sono già stancata di contare.
Chiudere gli occhi e pensare a qualcosa di davvero bello? No, con me non funziona.
Visto che non posso mettermi ad ascoltare musica a notte fonda senza rischiare denunce per schiamazzi notturni, la sola cosa fattibile è leggere.


Un altro dilemma: che libro?

Sicuramente non un horror od un giallo, mi lascerei condizionare il sonno dalle immagini poco piacevoli che la lettura può farmi scoprire.
Nemmeno un romanzo, a maggior ragione se mi piace una cifra, rischierei di leggerlo tutto d'un fiato fino alla parola “the end” e così avrei fatto l'alba.
I soli libri che mi azzardo a prendere in mano a notte profonda sono quelli di crescita personale e giù di lì...lo so che rischio di non capirci nulla ma sono gli unici che mi aiutano a ritrovare il sonno.
Bene, dopo questa illustrazione delle mie difficoltà notturne è ora di parlarvi del libro che mi ha aiutato e che mi ha rinfrescato concetti che avevo lasciato in letargo da un po' d'anni.

Il libro in questione è “Il codice segreto della data di nascita – Scoprire il senso della vita e raggiungere gioia e salute grazie alla ruota dei numeri” di Johanna Paungger e Thomas Poppe.

Premetto che non sono ferrata in matematica, eppure questo libro spiega un'antica tecnica tirolese  molto potente ed efficace.
La ruota dei numeri tirolese è una ruota, od un cerchio se preferite, che collega ai quattro punti cardinali numeri dallo zero al nove. 
In sintesi basta scrivere la propria data di nascita ed associare i numeri ai punti cardinali.

6 e 1 per il nord colore blu e nero
8 e 3 per l'est colore verde
7 e 2 per il sud colore rosso
9 e 4 per l'ovest colore bianco
5 e 0 per il centro colore giallo *

Una volta associati i numeri della data di nascita ai punti cardinali è possibile capire che tipo di persone siamo o non siamo, sapere i colori che ci fanno bene e quelli che invece sarebbe meglio evitare perchè ne possediamo a palate. Inoltre è possibile capire quello che manca nella vita sociale, personale, lavorativa e compensare queste carenza facendo leva sui punti cardinali dove non ci sono i numeri della nostra data di nascita.
La Ruota dei numeri tirolese è ottima anche perchè può contribuire a comprendere meglio i figli, i loro punti di forza e quelli di debolezza.
Grazie a questa rivelazione, si possono anche scoprire aspetti positivi e negativi di sé o delle persone di cui vorremo capire di più, gli impieghi e gli ambiti  professionali più adatti, le qualità e l'energia maschile o femminile dei numeri della nostra data di nascita.

Non a caso, parlando di me e di come riuscire ad addormentarmi, ho esplicitamente detto che non posso leggere libri horror o gialli o guardare film dello stesso genere, perchè per le mie caratteristiche legate a data di nascita, colori e ruota dei numeri, questi non hanno una buona influenza sui miei sogni e sul sonno.

“Rispettare il moto circolare della Ruota e le sue stazioni assicurerebbe il successo in ogni cosa, perchè si tratta di un movimento che rispecchia collegamenti cosmici: dalla fine di quanto è ormai vecchio allo sbocciare dell'idea (nord), passando per l'entusiasmo e la gioia profonda dell'evoluzione (est), arrivando alla presentazione vivace e piena di temperamento (sud)e al funzionamento perfetto e senza intoppi e alla logistica del successo (ovest), per finire con l'apertura al pubblico (nord), il perfezionamento e il progresso”.*

Lo so, sembra complicato ma una volta letto il libro, risulta davvero una tecnica molto semplice da applicare alla propria vita, in famiglia e  sul posto di lavoro, semplice eppure molto potente se usata con attenzione.
Questo libro  è una guida per “cambiare direzione, sostenere ed incoraggiare. E gli ambiti di applicazione sono molteplici: negli uffici, nelle scuole, negli asili, per medici e guaritori, per consulenti personali...”* e per chiunque voglia imparare a conoscere e comprendere di più se stesso e le persone con cui si relaziona quotidianamente.

Ora, non resta che passare all'azione e scoprirvi grazie ai numeri della vostra data di nascita.


Buona lettura!


* parti tratte dal libro

domenica 1 ottobre 2017

Se a scuola mi avessero insegnato…

Macinando km in auto.

Direzione Schio, più precisamente  Liceo Zanella.

Mentre ascolto la canzone dei Florence and The Machine “Cosmic Love”.

Guidando mi vengono in mente un mare di ricordi del mio spazio scuola.

E proprio l’altro giorno mi è stato detto che la  maestra delle elementari, ormai ottantenne, avrebbe un desiderio: rivedere la sua classe, la classe del 78 a cui ha insegnato per 5 anni.

Ricordo con piacere alcuni dei miei maestri ed insegnanti.

In realtà li ricordo tutti, chi per quello che mi ha trasmesso, chi per le materie che mi ha fatto detestare e che proprio non mi entravano in testa.

Se potessi riavvolgere il nastro della videocassetta scuola cambierei di certo moltissime cose.

Non i compagni, non i maestri e gli insegnati, nè i complessi scolastici dove ho trascorso anni di vita: 16 per la precisone.

Se potessi riavvolgere il nastro della videocassetta scuola

vorrei che accanto ai libri di storia mi fosse stata insegnata la vita

vorrei che nelle pagine del libro di geografia ci fossero state piccole ed efficaci pillole sull’importanza del viaggiare

vorrei che nelle poche ore di orientering mi avessero insegnato ad usare bene la bussola, non per cercare un foglietto da punzonare, ma per evitare di sbagliare rotta troppo spesso

vorrei che tra i libri di matematica mi fosse stato insegnato il giusto rapporto da avere con il denaro, come mezzo per poter essere un pò più felice

vorrei che con i libri di narrativa e letteratura, mi avessero fatto leggere e spiegato libri e scritti di crescita personale, di cura di sè, di benessere

vorrei che nei libri di scienze e biologia mi avessero insegnato l’importanza di seguire uno stile di vita ed alimentare sano per evitare complicazioni future,vorrei che mi avessero trasmesso l’amore per madre terra e per tutti gli esseri viventi che la popolano

vorrei che tra una lezione e  l'altra di educazione fisica (sempre troppo poche) mi fossero state insegnate la meditazione e tecniche di yoga e mindfulness

vorrei che tra le righe dell’Iliade e dell’Odissea e della Divina Commedia “e nel mezzo del cammin di nostra vita…” mi fosse stata insegnata la capacità di gestire i conflitti e mi fosse stato insegnato il modo per scoprire già allora le potenzialità nascoste in ognuno di noi

vorrei che dentro la cartella e lo zaino sempre troppo carichi di libri di testo e quaderni,
vorrei che all’interno dei vari diari, i maestri mi avessero fatto scrivere meno esercizi da fare e più ricerche sulla felicità

vorrei che nelle ore di educazione sessuale mi avessero insegnato  che l'amore è uguale per tutti: etero, omosessuali, transgender, ricchi e poveri, bianchi e neri e che una persona non si giudica mai per le scelte sessuali o per le scelte di vita, anzi, che mai nessuno dovrebbe avere il diritto di giudicare un suo simile

vorrei che mi avessero insegnato, oltre a leggere scrivere e far di conto (mezzi di cui sono molto grata), vorrei che mi avessero insegnato a capire la quotidianità, a saperla affrontare

vorrei che qualcuno di loro avesse avuto il coraggio e la lungimiranza di uscire dagli schemi imposti dal sistema scolastico e avesse compilato insieme a me ed ai miei compagni un manuale per saper affrontare la vita, le difficoltà, le gioie, le relazioni, il mondo del lavoro...

vorrei  che al posto di equazioni e calcoli algebrici di seno e coseno, vorrei che mi avessero insegnato l'equazione più importante per la vita: il calcolo dell'incognita per risolvere l'equazione del F.I.L. (felicità interna lorda).

Se a scuola mi avessero insegnato tutto questo

oggi non sarei qui a leggere decine di libri e scritti e corsi online che mi stanno aiutando nel mio percorso di evoluzione e crescita.

Se a scuola mi avessero insegnato tutto questo

oggi la società sarebbe meno incasinata

il mondo un posto decisamente migliore

non ci sarebbe così tanta ignoranza anche ai piani alti del nostro sistema

non ci sarebbero continue fughe di cervelli

non ci sarebbe carenza di posti di lavoro

ci sarebbe più collaborazione e solidarietà

non ci sarebbero le regole del più forte e del più potente o del più ricco

ma regole di convivenza pacifica, d’integrazione, d’interdipendenza, di voglia di passare ogni istante all’azione per rendere il pianeta e le nostre vite un continuo divenire verso il bene comune.

Se a scuola mi avessero insegnato tutto questo, queste parole ora sarebbero superflue e non dovrei spendere tempo e denaro ulteriore per la mia formazione personale

Ringrazio comunque tutti i miei insegnati, i compagni di classe che hanno fatto il meglio che potevano, con quello che avevano a disposizione e nel luogo dove si trovavano

Ma ringrazio soprattutto  chi oggi mi fa da insegnate, da coach attraverso libri, testi, video e molto altro materiale che mi aiuta a migliorare me stessa nelle relazioni, nella quotidianità, nel lavoro, nelle decisioni difficili.

A distanza d'anni sono ancora qui, come quand'ero bambina, zaino in spalla sempre pesante, sempre carico di libri, ma oggi, a quasi 40 anni, sono ancora “studente” per scelta personale e non per obbligo, sono in continuo divenire perchè nella vita non si finisce mai d'imparare.
Dunque ringrazio anche me stessa per la voglia di continuare nel cammino di formazione.

Ed infine, dopo km di strada e giunta a destinazione, mi fermo, spengo l'auto e penso che ciascuno di noi è e sarà sempre maestro per qualcun altro e che abbiamo un forte potere su tutte le persone che incontriamo nel quotidiano...a noi saper essere buoni maestri di vita.






"Che cosa vuole il mondo da noi?" (Keep calm, goditi il viaggio e passa il favore)

Curioso. Decisamente curioso come un pensiero possa improvvisamente materializzarsi. È successo circa 3 mesi fa, dopo il mio rientr...