Oggi è la giornata mondiale
del libro. E penso non solo ai molti libri letti fin qui, ma a quello
che custodiscono dentro ogni pagina, le parole. Parole che hanno un loro peso ma anche una loro leggerezza.
E credo che le parole sono
come finestre.
Un pò come le tante
finestre immaginarie che si aprono sui nostri pc e smartphone ogni
giorno.
Finestre che a volte
chiudiamo, altre volte lasciamo aperte. Forse perchè ce ne
dimentichiamo, forse perchè sono importanti.
E proprio come le finestre
che apriamo e spalanchiamo nelle nostre case per far passare aria
pulita e far uscire quella viziata e pesante che si accumula nei
luoghi chiusi, così sono le parole.
Servono a dare respiro alla
nostra mente, a togliere l'aria viziata dai nostri cuori, a
spolverare così, come un vento gentile a volte altre più impetuoso,
tutte le ragnatele e la polvere che si accumulano negli angoli più
nascosti e difficili da raggiungere. Parole che alleggeriscono i pesi
che sentiamo dentro o che cercano di trovarne una spiegazione. Parole
a cui attaccarcisi come fossero l'unica corda che può salvarci dal
precipizio.
Le parole sono come
finestre.
Le parole mi hanno sempre
dato l'impressione di essere vocaboli di speranza.
Certo a volte anche termini
forti che usiamo per ferire, umiliare, ostacolare, denunciare ma –
almeno nella mia quotidianità – leggo, ascolto, osservo parole che
hanno quel sapore indescrivibile che tende al significato di essere,
allo scopo di vivere, al potenziale nascosto da far uscire, alla
gratitudine per quello che accade ogni istante.
Le parole sono come tante
finestre.
Finestre che si aprono sulla
quotidianità familiare, lavorativa, relazionale, affettiva. Le
parole sono le tante finestre che apriamo per creare legami, per
spiegarci o chiedere la direzione in terre straniere, per prendere il
largo quando navighiamo su mari che non conosciamo e così tenere
memoria - come tanti appunti sparsi nei diari dell'anima - di passi,
viaggi, decisioni, paure, gioie, imprese, sconfitte...diari utili a
sè stessi per far tesoro dei passi compiuti.
Le parole sono come tante ed
infinite finestre e proprio per questo sono alla costante ricerca di
scrittori di speranza (con o senza esperienza).
Perchè le parole sono come
un maestro. Ma non un maestro come lo si immagina sempre, saggio,
luminoso e seduto in meditazione. No. Ma piuttosto come lo descrive
Rachel Naomi Remen
"un maestro non è
un saggio, ma un dito che ci invita a prestare attenzione alla realtà
che ci circonda".
Il compito delle parole, di
chi le scrive, di chi le pronuncia è proprio quello di "prestare
attenzione alla realtà che ci circonda" e per fare questo
bisogna essere bravi osservatori, buoni ascoltatori, pazienti
testimoni.
Le parole sono come tante ed
infinite finestre.
Se riusciamo a spalancarle
verso la speranza la rotta è quella buona.
Ky
*immagine presa da twitter
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