lunedì 23 aprile 2018

AAA scrittori di speranza cercasi (con o senza esperienza)




Oggi è la giornata mondiale del libro. E penso non solo ai molti libri letti fin qui, ma a quello che custodiscono dentro ogni pagina, le parole. Parole che hanno un loro peso ma anche una loro leggerezza.

E credo che le parole sono come finestre.
Un pò come le tante finestre immaginarie che si aprono sui nostri pc e smartphone ogni giorno.
Finestre che a volte chiudiamo, altre volte lasciamo aperte. Forse perchè ce ne dimentichiamo, forse perchè sono importanti.
E proprio come le finestre che apriamo e spalanchiamo nelle nostre case per far passare aria pulita e far uscire quella viziata e pesante che si accumula nei luoghi chiusi, così sono le parole.
Servono a dare respiro alla nostra mente, a togliere l'aria viziata dai nostri cuori, a spolverare così, come un vento gentile a volte altre più impetuoso, tutte le ragnatele e la polvere che si accumulano negli angoli più nascosti e difficili da raggiungere. Parole che alleggeriscono i pesi che sentiamo dentro o che cercano di trovarne una spiegazione. Parole a cui attaccarcisi come fossero l'unica corda che può salvarci dal precipizio.

Le parole sono come finestre.
Le parole mi hanno sempre dato l'impressione di essere vocaboli di speranza.
Certo a volte anche termini forti che usiamo per ferire, umiliare, ostacolare, denunciare ma – almeno nella mia quotidianità – leggo, ascolto, osservo parole che hanno quel sapore indescrivibile che tende al significato di essere, allo scopo di vivere, al potenziale nascosto da far uscire, alla gratitudine per quello che accade ogni istante.

Le parole sono come tante finestre.
Finestre che si aprono sulla quotidianità familiare, lavorativa, relazionale, affettiva. Le parole sono le tante finestre che apriamo per creare legami, per spiegarci o chiedere la direzione in terre straniere, per prendere il largo quando navighiamo su mari che non conosciamo e così tenere memoria - come tanti appunti sparsi nei diari dell'anima - di passi, viaggi, decisioni, paure, gioie, imprese, sconfitte...diari utili a sè stessi per far tesoro dei passi compiuti.

Le parole sono come tante ed infinite finestre e proprio per questo sono alla costante ricerca di scrittori di speranza (con o senza esperienza).
Perchè le parole sono come un maestro. Ma non un maestro come lo si immagina sempre, saggio, luminoso e seduto in meditazione. No. Ma piuttosto come lo descrive Rachel Naomi Remen

"un maestro non è un saggio, ma un dito che ci invita a prestare attenzione alla realtà che ci circonda".

Il compito delle parole, di chi le scrive, di chi le pronuncia è proprio quello di "prestare attenzione alla realtà che ci circonda" e per fare questo bisogna essere bravi osservatori, buoni ascoltatori, pazienti testimoni.

Le parole sono come tante ed infinite finestre.
Se riusciamo a spalancarle verso la speranza la rotta è quella buona.

Ky

*immagine presa da twitter

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