Nel
libro Le otto montagne di Paolo Cognetti c'è un bellissimo dialogo
padre figlio.
"Secondo
te il passato può passare un'altra volta?" chiede il padre.
"E'
difficile" risponde il figlio
"Guarda
quel torrente, lo vedi?" - prosegue il padre – "facciamo
finta che l'acqua sia il tempo che scorre. Se qui dove siamo noi è
il presente, da quale parte pensi sia il futuro?".
La
risposta, quella che viene più naturale, quella che dà anche il
figlio è che il futuro deve per forza trovarsi più giù, più a
valle, più in basso rispetto la loro posizione.
"Il futuro è dove
va l'acqua, giù per di là".
Avrei
risposto così anch'io.
Eppure
il padre dice che è sbagliato.
Solo
qualche pagina più avanti, il figlio comincia a capire il perchè la
sua risposta fosse sbagliata secondo il pensiero del padre.
"Pensai al torrente:
alla pozza, alla cascatella, alle trote che muovevano la coda per
restare immobili, alle foglie e ai rametti che correvano oltre. E poi
alle trote che scattavano incontro alle loro prede. Cominciai a
capire un fatto, e cioè che tutte le cose, per un pesce di fiume,
vengono da monte: insetti, rami, foglie, qualsiasi cosa. Per questo
guarda verso l'alto, in attesa di ciò che deve arrivare. Se il punto
in cui ti immergi in un fiume è il presente, pensai, allora il
passato è l'acqua che ti ha superato, quella che va verso il basso e
dove non c'è più niente per te, mentre il futuro è l'acqua che
scende dall'alto, portando pericoli e sorprese. Il passato è a
valle, il futuro a monte. Ecco come avrei dovuto rispondere a mio
padre. Qualunque cosa sia il destino, abita nelle montagna che
abbiamo sopra la testa".
E penso
a quante volte mi è stato detto e ripetuto che il futuro è lì, ce
l'ho davanti, che se allungo le dita lo posso sfiorare, che ci devo
pensare a sto futuro, a cosa fare nella mia vita e bla bla bla.
Ed io a
crederci, ad aguzzare la vista per cercare di intravederlo sto
futuro, che a forza di sentirlo nominare, pareva quasi dovessi
trovarmi davanti - da un momento all'altro - un uomo (minaccioso)
vestito di tutto punto pronto a tirare fuori la sua agenda ed ad
elencarmi la mia prossima scelta, sfida, opportunità o qualunque
altra cosa.
Ed
invece poi, è proprio vero che il futuro arriva da dietro, quando
non sei preparata, quando sei concentrata sul vivere l'istante,
quando hai la testa da altre parti tranne che rivolta al futuro. Ed
arriva veloce, prepotente come una slavina. Altre volte, invece,
arriva così leggero ed in punta di piedi che quasi non ti accorgi
che è qui, è lui, è il futuro che ormai è già passato.
Un pò
come quando sei ferma al passaggio a livello di turno e sfrecciano le
carrozze dei treni e non fai tempo a guardarne una che hai già gli
occhi sulla successiva, così senza tempo di realizzare.
E mi
piace. Mi piace immaginare che il destino, questo futuro imminente
"abita nella montagna che abbiamo sopra la testa".
E che in
fondo non è poi così lontano. E che in fondo non fa poi così
paura.
Ky
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