Mi sono
svegliata pensando ai cerchi.
Ho cercato in internet qualche frase che parlasse di cerchi, di fine
cicli, di nuovi portoni da aprire ed opportunità da cogliere.
Chiusa una porta si apre un portone.
Il cerchio non è altro che una linea retta che ritorna al suo
punto di partenza. (Frederic
Dard)
Noi pensiamo troppo in piccolo. Come la rana in fondo al pozzo che
pensa che il cielo sia grande quanto il cerchio in cima al pozzo. Se
giungesse all'esterno avrebbe una visione interamente differente.
(Mao Tse-Tung)
Sarà perchè
proprio in queste ultime ore si è chiuso un cerchio importante della
mia vita.
Sarà perchè
da molti mesi a questa parte ci sono stati molteplici piccoli,
grandi, visibili e più nascosti segnali, lì ad indicare che il
tempo di chiudere il cerchio e passare ad altro era inevitabile.
Sarà...e
ricordo come fin da bambina disegnavo -a volte consapevolmente, altre
meno- disegnavo cerchi sul foglio. Magari mentre con gli occhi e la
testa ascoltavo la lezione di turno dietro il banco di scuola. E
spesso mi ridestavo solo quando la punta della biro s'inceppava a
causa di quello strap che si formava sul leggero foglio di
cellulosa, andando così a segnare e magari a rovinare anche la
pagina successiva del malcapitato quaderno.
Quello strap
mi ridestava.
Mi
costringeva a posare lo sguardo su quei cerchi infiniti, che poi
tanto cerchi non sono stati mai. Più che altro degli ovali neanche
troppo regolari.
Ci ripenso
solo oggi a quei disegni, a quei presunti cerchi.
E comprendo
che è proprio vero come la vita sia un continuo vivere in tondo.
Un vivere
che però aggiunge e toglie ogni volta un qualcosa, in più o in meno.
Un vivere
composto di cerchi, più o meno grandi, più o meno flessibili, più
o meno violabili.
Si parla di
spazio vitale pensando a quello spazio necessario ad ogni persona per
respirare e potersi muovere con facilità. Spazio che ho sempre
immaginato come un cerchio. Soggettiva la circonferenza.
Soggetivo e
personale anche scegliere a chi e a cosa fare posto dentro questo
cerchio.
In verità
sono solo cerchi immaginari, cerchi che ci aiutano ad affrontare con
un pò di serenità in più l'esistenza.
Cerchi che
assomigliano -non per forma ma per significato- alla famosa e
consumata "copertina di Linus".
Cerchi che
utilizziamo per proteggerci, per proteggere, per accogliere, per
coccolare, per consolare, per tenere le distanze, per difenderci e
difendere, per raccontare e per ascoltare.
I cerchi
poi, non si chiudono mai veramente, non alla perfezione.
A meno che
non usiamo un compasso.
Non si
chiudono quasi mai quando di mezzo ci sono emozioni, occhi, pelle,
mani, sguardi, sorrisi, lacrime, affetti, parole e gesti che hanno segnato e
fatto la differenza nella nostra vita.
Non si
chiudono i cerchi perchè non sono perfetti, non lo sono mai o quasi
mai.
Preferisco
l'imperfezione, così posso lasciare sempre una piccola apertura in
quella continua curva di cui sono fatti i cerchi. È più facile così
entrare ed uscire, lasciar entrare e lasciar uscire.
È come se
ci fosse più apertura, più spiragli d'aria, meno senso di chiusura.
E così mi
piacciono quei cerchi che cercano di trovare punti di contatto con
tanti altri cerchi, imperfetti, piccoli, grandi, flessibili.
Cerchi che
sembrano volersi in qualche modo incastrare con cerchi altri.
Se mi volto
un istante e guardo quello che è stato in questi 40 anni, scorgo
cerchi -imperfetti ed ammaccati - che si toccano, si sovrappongono, si
confondono, si completano, si scontrano, si fanno largo, sgomitano,
attendono, si fanno da parte...eppure ciascun cerchio ha reso questa
esistenza ricca, sofferta, una costante conquista. E ne è valsa
davvero la pena fin qui.
In fondo
sono i cerchi che ci danno la capacità di assimilare e contenere,
una dopo l'altra, esperienze.
Dentro i
cerchi custodiamo quello che abbiamo imparato cammin facendo, quello
che ci ha fatto cadere, quello che ci ha fatto esultare, quello che
abbiamo compreso, quello che non vorremmo più rifare o rivivere.
Custodiamo persone e affetti, amicizie e amori.
Certo, oggi
per me, resta il fatto che anche questo cerchio si è chiuso. Meglio,
si sta prendendo tempo per lasciar andare quello che non è
necessario per il domani, e sta facendo spazio per il nuovo che di
certo ci sarà, quel nuovo che si spera di trovare ogni volta che si
chiude una porta alle proprie spalle.
Di sicuro, è
un cerchio che continuerà a guidare i miei passi nel mondo, insieme
a tutti i cerchi più o meno grandi, più o meno flessibili,
imperfetti e molteplici che ho alle spalle.
Cerchi che
sono logori, vecchi, ricchi di ricordi ed esperienze, colmi di
vissuto e che sanno rassicurarmi quando sembra di non vedere
possibilità nuove.
Cerchi che
hanno ancora la forza e la capacità di tenermi a galla ogni volta
che sento la necessità di farmi avvolgere da quella logora, vecchia
ma rassicurante "copertina di Linus".
Ky
*immagine presa dal web
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