domenica 5 novembre 2017

La felicità non è digitale!



Mio  fratello di tecnologia capisce nulla o quasi e, forse, è tra i pochi umani a non avere nemmeno un cellulare, non dico di ultima generazione ma da sempre rifiuta  i cellulari anche quelli di prima generazione tipo preistorico o stile Flinstones.

Odio e ammiro questa sua scelta.

Non la sopporto perché  mi capita ogni tanto di avere bisogno di lui e, tranne nel luogo di lavoro, diventa introvabile. Lo ammiro perché così continua a mantenere vive e vere le relazioni con moltissime persone.
Allo stesso tempo anche la mia famiglia mastica poco di tecnologia. In sintesi la più tecnologica sono io, più che per piacere, per necessità, visto il mio vagabondare in giro per il mondo. Necessità essenziale per dare un riferimento di tracciabilità alla mia famiglia e alle persone più care; un modo inoltre per rendere il mio viaggiare accessibile a molti attraverso l’uso dei social e condividere così pezzi di strada vissuta, lasciando in dono messaggi positivi.

Perché parlo di tecnologia digitale e felicità, è presto detto.

Qui in Thailandia mi capita di vedere praticamente tutti, adulti, adolescenti, bambini e anziani molto pratici e portati nell’uso delle tecnologie anche quelle di ultima generazione.
Certo, questa non è una novità, anche in Italia moltissimi si sono adeguati velocemente a questi aggeggi digitali. Ma la cosa che mi fa impressione qui è che, sia mentre cammino, sia quando mi trovo a cena fuori in qualche locale, praticamente tutti i tailandesi giovani o adulti mangiano con lo smartphone in mano e la loro conversazione è solo virtuale, fatta di sms, whatsapp, emoji e dita che scorrono alla velocità della luce sul profilo facebook …

Inoltre, poche sere fa ho avuto l’occasione di vedere il film di animazione Emoji : accendi le emozioni.
Ve lo consiglio, è davvero ben fatto, divertente, colorato e attuale. Ricco di spunti ed insegnamenti, di cui il più essenziale è proprio ciò che fa, quotidianamente, mio fratello: “untore” di relazioni reali e tangibili!

La dipendenza digitale, è divenuta motivo di studio e discussione e molti hanno iniziato a parlarne e scriverne per dare delle alternative a questo fenomeno dilagante che sta divenendo sempre più un grosso problema se non preso nel giusto dosaggio.
Credo che sia necessario fare dei percorsi di disintossicazione digitale, anche per chi crede di usare poco il cellulare.

Lo smartphone oramai è divenuto parte del nostro corpo, come se la nostra mano avesse un prolungamento di cui non può fare a meno. E se questo prolungamento magari viene a mancare si va nel panico totale, quasi come trovarsi da soli e sperduti nel deserto dei Tartari.

A tal proposito mi permetto di consigliare un libro pratico, ben scritto, con un linguaggio semplice e con consigli, test e suggerimenti da mettere in pratica.
Il libro è “Offline è bello. Il percorso di digital detox per migliorare relazioni, lavoro e benessere”.*

Nel libro tre le varie cose, si parla anche di mindfullness, quella tecnica di meditazione attiva che, riprendendo concetti buddisti e della psicologia scientifica occidentale, mette il focus sul momento presente, sul qui ed ora come unica soluzione per vivere bene, sereni e felici.

Nel mio piccolo, invece, appena ne ho l’occasione ( e qui in Thailandia ne ho moltissime), mi immergo nella natura, staccando dal cellulare e godendo solo della bellezza che mi circonda, respirando a pieni polmoni e concentrandomi solo su me stessa, tutto il resto lo lascio fuori il più possibile.
A ciascuno poi trovare le  modalità migliori per un percorso di digital detox personale. Questo inevitabilmente migliora le nostre relazioni, la percezione di se stessi, il dedicarsi con più attenzione ed entusiasmo ai propri interessi ed alle proprie passioni.

Seneca diceva “Impegniamoci. Solo in questo modo la vita sarà un bene. Cerchiamo dunque che ogni momento ci appartenga, ma non sarà possibile se prima non cominceremo noi ad appartenere a noi stessi”.*

Viviamo in una società in cui apparteniamo alla tecnologia digitale ed  è tempo di riprendersi i propri spazi per stare bene con noi stessi e di conseguenza  con gli altri ed il mondo.
Ricordiamoci che la felicità non si trova rispondendo ad un whatsapp con faccine sorridenti o con pollici all’insù, la felicità quella vera si trova solo liberandosi da tutto ciò che causa stress e dipendenza e riassaporando così il vero incontro con l’altro.

Concludo queste riflessioni personali con una bellissima frase di Roberto Benigni.

La felicità, sì la felicità! A proposito di felicità: cercatela tutti i giorni continuamente, anzi, chiunque mi ascolti ora si metta in cerca della felicità. Ora, in questo momento stesso perché è lì, ce l’avete, ce l’abbiamo, perché l’hanno data a tutti noi. Ce l’hanno data in dono quando eravamo piccoli. Ce l’hanno data in regalo, in dote, ed era un regalo così bello che lo abbiamo nascosto come fanno i cani con l’osso quando lo nascondono. E molti di noi l’hanno nascosto così bene che non si ricordano dove l’hanno messo, ma ce l’abbiamo, ce l’avete. Guardate in tutti i ripostigli, gli scaffali, gli scomparti della vostra anima, buttate tutto all’aria, i cassetti, i comodini che c’avete dentro, vedrete che esce fuori, c’è la felicità. Provate a voltarvi di scatto magari la pigliate di sorpresa, ma è lì. Dobbiamo  pensarci sempre alla felicità, e anche se lei qualche volta si dimentica di noi, noi non ci dobbiamo mai dimenticare di lei fino all’ultimo giorno della nostra vita”.*

 *Offline è bello. Il percorso di digital detox per migliorare relazioni, lavoro e benessere 
di A.Prunesti e M. Perciavalle edito da FrancoAngeli

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