venerdì 15 settembre 2017

Spazio Montagna

I ricordi sono un po’ offuscati ma la sensazione degli scarponi che toccano le rocce, che seguono i passi di zio in mezzo ai boschi e che fanno cric-croc tra foglie e rami secchi è qualcosa di ancora molto presente.

Avrò avuto circa 5 o 6 anni le prime volte che venivo lasciata in montagna in Val Calamento con i miei zii nel periodo estivo. Dormivo in tenda anche se mi faceva un po’ paura, ma poi guardando di notte il cielo stellato s’intrufolava dentro me una quiete particolare e tutta mia dove stavo bene ed al sicuro.

Ho imparato a riconoscere i percorsi dei caprioli, a scovare i nascondigli dove crescono i funghi, a camminare in salita seguendo il mio ritmo ma avendo sempre rispetto per chi mi accompagna, attenta a seguire le indicazioni ed i consigli per evitare di trovarmi in situazioni pericolose o sgradevoli.
Sono caduta molte volte sbucciandomi le ginocchia o tornando a casa con le lacrime che mi rigavano il volto per aver preso qualche ortica di troppo.
La montagna mi ha fatto scoprire sentieri dove io non ne vedevo e mi ha insegnato che la vita è come un fiume od un torrente alpino.

Il fiume nasce da una sorgente a monte, solitamente in posti segreti e poco accessibili e poi, per la forza di gravità, si lascia scorrere verso valle creando un percorso tra rocce, dirupi, boschi fino a raggiungere paesi e città per poi confluire dopo moltissimi chilometri verso il mare o in qualche lago.
Il fascino dei torrenti e dei fiumi di montagna mi accompagna ancora oggi a distanza d’anni ed i miei viaggi in Oriente mi hanno fatto riscoprire la bellezza ed il significato profondo che si cela nel percorso di un fiume.
Nella visione orientale il fiume siamo noi e ci troviamo a scorrere tra due sponde, la sponda esteriore e la sponda interiore. Se viene a mancare una di queste due sponde succede che il fiume esonda e molto spesso fa danni ingenti a tutto quello che trova davanti a sé.

Il fiume è la parabola dei miei primi 40 anni di vita.
Cresciuta in un Occidente molto legato al materiale ed all’esteriorità ho cercato di far scorre il fiume (me stessa) verso valle, ma per inesperienza e mancanza di consapevolezza profonda di me e del mio lato più legato all’interiorità, all’anima, ho spesso fatto esondare il fiume facendo danni a me stessa e spesso anche a chi ho trovato sul cammino. Riparare poi al danno compiuto è sempre un’impresa titanica e che lascia profonde cicatrici sul cuore con cui, senza un profondo lavoro su di sé, è quasi impossibile fare i conti.
Solo molti anni più tardi, viaggiando verso Oriente, ho avuto modo di costruire l’altra sponda per contenere il mio fiume, la sponda dell’interiorità. Questo percorso di consapevolezza di me stessa è sempre in divenire ed in evoluzione ma, strada facendo, mi rendo conto che sta apportando benefici importanti nella mia vita e di conseguenza nella persone che mi sono accanto.

La montagna è come un’amica fedele, un po’ scomoda e difficile a volte per i ripidi pendii da scalare e per il clima spesso troppo incerto ed imprevedibile. Eppure se ascoltata sa dare ed insegnare molte cose: l’accettazione di se stessi, e delle proprie capacità ma anche dei  limiti personali che vanno accolti e non combattuti; il rispetto per la natura tutta, fiori, piante ed animali. La montagna mi ha insegnato la prudenza e la pazienza; l’attesa e la capacità di vedere che sono i passi fatti a rendere bello il viaggio e non il raggiungere la vetta. La vetta è solo una meta provvisoria, ma la vita ha ogni istante nuove mete da mostrare, basta aver voglia di volerle scoprire.

La montagna è stata per molti anni un rifugio dai problemi quotidiani, un angolo di pace dove riposare pensieri ed idee e lasciare spazio al silenzio, alla pace e alla gratitudine.
Anche se è da molto tempo che non vado in montagna, non scordo mai le grandi lezioni apprese da questa maestra severa.

La montagna è stata la scuola migliore che potessi frequentare e per questo sarò sempre grata ai miei genitori per aver permesso agli zii di tenermi in montagna con loro; agli zii per avermi fatto scoprire i piccoli segreti per vivere la montagna; a me stessa per aver scelto lei come la mia più fedele compagna di viaggio e a tutte quelle persone che hanno camminato insieme a me in vari sentieri e percorsi montani apprezzando il bello del viaggiare in compagnia.

La montagna mi ha anche fatto un altro enorme regalo, che custodisco gelosamente: la capacità di stare in solitudine, di trovare sempre in qualsiasi luogo del mondo degli spazi  per stare sola con me stessa. Solo così posso avere la capacità di cavarmela in ogni situazione, sapendo che posso contare su di me.


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