I ricordi sono un po’ offuscati ma la
sensazione degli scarponi che toccano le rocce, che seguono i passi di zio in
mezzo ai boschi e che fanno cric-croc tra foglie e rami secchi è qualcosa di
ancora molto presente.
Avrò avuto circa 5 o 6 anni le prime
volte che venivo lasciata in montagna in Val Calamento con i miei zii nel
periodo estivo. Dormivo in tenda anche se mi faceva un po’ paura, ma poi
guardando di notte il cielo stellato s’intrufolava dentro me una quiete
particolare e tutta mia dove stavo bene ed al sicuro.
Ho imparato a riconoscere i percorsi
dei caprioli, a scovare i nascondigli dove crescono i funghi, a camminare in
salita seguendo il mio ritmo ma avendo sempre rispetto per chi mi accompagna,
attenta a seguire le indicazioni ed i consigli per evitare di trovarmi in
situazioni pericolose o sgradevoli.
Sono caduta molte volte sbucciandomi
le ginocchia o tornando a casa con le lacrime che mi rigavano il volto per aver
preso qualche ortica di troppo.
La montagna mi ha fatto scoprire
sentieri dove io non ne vedevo e mi ha insegnato che la vita è come un fiume od
un torrente alpino.
Il fiume nasce da una sorgente a
monte, solitamente in posti segreti e poco accessibili e poi, per la forza di
gravità, si lascia scorrere verso valle creando un percorso tra rocce, dirupi,
boschi fino a raggiungere paesi e città per poi confluire dopo moltissimi
chilometri verso il mare o in qualche lago.
Il fascino dei torrenti e dei fiumi
di montagna mi accompagna ancora oggi a distanza d’anni ed i miei viaggi in
Oriente mi hanno fatto riscoprire la bellezza ed il significato profondo che si
cela nel percorso di un fiume.
Nella visione orientale il fiume
siamo noi e ci troviamo a scorrere tra due sponde, la sponda esteriore e la
sponda interiore. Se viene a mancare una di queste due sponde succede che il
fiume esonda e molto spesso fa danni ingenti a tutto quello che trova davanti a
sé.
Il fiume è la parabola dei miei primi
40 anni di vita.
Cresciuta in un Occidente molto
legato al materiale ed all’esteriorità ho cercato di far scorre il fiume (me
stessa) verso valle, ma per inesperienza e mancanza di consapevolezza profonda
di me e del mio lato più legato all’interiorità, all’anima, ho spesso fatto esondare
il fiume facendo danni a me stessa e spesso anche a chi ho trovato sul cammino.
Riparare poi al danno compiuto è sempre un’impresa titanica e che lascia
profonde cicatrici sul cuore con cui, senza un profondo lavoro su di sé, è
quasi impossibile fare i conti.
Solo molti anni più tardi, viaggiando
verso Oriente, ho avuto modo di costruire l’altra sponda per contenere il mio
fiume, la sponda dell’interiorità. Questo percorso di consapevolezza di me
stessa è sempre in divenire ed in evoluzione ma, strada facendo, mi rendo conto
che sta apportando benefici importanti nella mia vita e di conseguenza nella
persone che mi sono accanto.
La montagna è come un’amica fedele,
un po’ scomoda e difficile a volte per i ripidi pendii da scalare e per il
clima spesso troppo incerto ed imprevedibile. Eppure se ascoltata sa dare ed
insegnare molte cose: l’accettazione di se stessi, e delle proprie capacità ma
anche dei limiti personali che vanno accolti
e non combattuti; il rispetto per la natura tutta, fiori, piante ed animali. La
montagna mi ha insegnato la prudenza e la pazienza; l’attesa e la capacità di
vedere che sono i passi fatti a rendere bello il viaggio e non il raggiungere
la vetta. La vetta è solo una meta provvisoria, ma la vita ha ogni istante
nuove mete da mostrare, basta aver voglia di volerle scoprire.
La montagna è stata per molti anni un
rifugio dai problemi quotidiani, un angolo di pace dove riposare pensieri ed
idee e lasciare spazio al silenzio, alla pace e alla gratitudine.
Anche se è da molto tempo che non
vado in montagna, non scordo mai le grandi lezioni apprese da questa maestra
severa.
La montagna è stata la scuola
migliore che potessi frequentare e per questo sarò sempre grata ai miei
genitori per aver permesso agli zii di tenermi in montagna con loro; agli zii
per avermi fatto scoprire i piccoli segreti per vivere la montagna; a me stessa
per aver scelto lei come la mia più fedele compagna di viaggio e a tutte quelle
persone che hanno camminato insieme a me in vari sentieri e percorsi montani
apprezzando il bello del viaggiare in compagnia.
La montagna mi ha anche fatto un
altro enorme regalo, che custodisco gelosamente: la capacità di stare in
solitudine, di trovare sempre in qualsiasi luogo del mondo degli spazi per stare sola con me stessa. Solo così posso
avere la capacità di cavarmela in ogni situazione, sapendo che posso contare su
di me.
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