Che ci sto a fare?
Che ci sto a fare nei vari
profili social? Che ci sto a fare in quel tal posto di lavoro? Che ci
sto a fare in situazioni più o meno scomode? Che ci sto a fare
insieme a quel tizio/a? Che ci sto a fare con il blog? Che ci sto a
fare con lo scrivere? Che ci sto a fare dentro questo progetto?
Una valanga di "che ci
sto a fare?" a cui cercare risposte, soluzioni, alternative, vie
di fuga o significati vari.
Ieri mi è arrivato un
messaggio inatteso. Una persona conosciuta nei vari social, un pò di
tempo fa, mi chiede se gli faccio avere il mio indirizzo di casa così
che possa inviarmi un libro scritto di suo pugno. Una bellissima
sorpresa, soprattutto per chi come me ama i libri, adora leggere.
Che poi mi ritrovo molto
spesso a farmi la domanda "che ci sto a fare?", domanda che
mi aiuta a capire il senso di quello che vivo, delle situazioni in
cui mi ritrovo per scelta o meno, del lavoro che svolgo, dello
scrivere, del relazionarmi con.
E ricordo un racconto che
vede come protagonisti un uccellino ed un sasso.
C’era una volta, in un
inverno freddissimo, un uccellino che volava su un campo innevato.
Avendo le zampette piene
di neve cercava un posto su cui appoggiarsi.
Scendendo più in basso,
però, si accorse che c’era una pietra che ne era priva.
Allora l’uccellino si
avvicinò e chiese al sasso: “Scusami, sono infreddolito e ho le
zampette piene di neve, posso poggiarmi su di te per qualche
istante?”
Il sasso lo guardò e
subito disse “Ma certo!”.
L’uccellino si posò,
si asciugò le zampette e dopo qualche minuto riprese il viaggio.
Nel ripartire disse alla
pietra: “Grazie, sei stato veramente gentile, eri l’unico su cui
potevo poggiarmi. Ti sarò sempre debitore”.
Ma il sasso rispose:
“Grazie a te! Ora non mi chiederò più che ci sto a fare”.
Capita a tanti di non sapere
che ci stiamo a fare o cosa stiamo combinando in varie situazioni di
vita. Forse siamo un pò come il sasso del racconto. Un sasso che non
sa bene quale sia il significato del suo essere in quel determinato
posto e che lo scopre solo grazie ad un uccellino vagabondo,
infreddolito e gentile.
A volte sappiamo chi siamo,
cosa stiamo facendo, perchè e come stiamo facendo quella tal cosa.
Altre volte invece proprio non ci capiamo più nulla, restiamo lì
senza risposte valide e convincenti perchè magari qualcuno non ci ha
capiti o ci ha criticati o qualsiasi altra cosa. E poi succede che
arriva qualcuno, un amico, la tua compagna, i tuoi figli, persone
sconosciute che si avviccinano, ti chiedono di potersi appoggiare per
pochi istanti accanto a te e attraverso atti di gentilezza e bontà
ti aiutano a comprende il significato del proprio personale "cosa
ci sto a fare?".
E questo essere presenti,
vicini, questa voglia di condividere e di incontrarsi fa tutta la
differenza del mondo. Proprio come un sassolino.
Ky
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