giovedì 11 gennaio 2018

Bicchiere mezzo pieno, bicchiere mezzo vuoto, bicchiere tecnicamente sempre pieno...ma quanto pesa il bicchiere d’acqua?



Capita spesso, almeno a me, di prendere per buone le teorie di persone che ritengo più grandi o almeno con più esperienza. In questo caso si tratta della famosa teoria del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto o tecnicamente sempre pieno.

C’è chi ci vede il bicchiere mezzo pieno, il che significa che queste persone vedono il positivo della vita, sono tendenzialmente ottimiste e cercano sempre delle alternative per districarsi nella matassa ingarbugliata che è la vita.

Altri invece ci vedono il mezzo vuoto, dunque la parte più negativa, pessimisti di natura e poco inclini a cercare valide vie d’uscita alle difficoltà quotidiane.

Infine ci sono coloro che tecnicamente vedono il bicchiere sempre pieno, per metà d’acqua e per metà d’aria.

Per molto tempo mi sono sempre affidata a queste visioni, in base alle varie esperienze e agli stati d’animo in cui mi trovavo a guardare questo benedetto bicchiere. Oscillavo da una teoria all’altra senza però rendermi conto che c’era una variabile meno visibile di cui tenere conto, non per questo però meno importante.

Per spiegare questa variabile meno visibile mi affido ad un racconto.


Siamo all'Università di Berkley, in California. Un professore della Facoltà di Psicologia fa il suo ingresso in aula, come ogni martedì. Il corso è uno dei più gremiti e decine di studenti parlano del più e del meno prima dell'inizio della lezione. Il professore arriva con il classico quarto d'ora accademico di ritardo. Tutto sembra nella norma, ad eccezione di un piccolo particolare: il prof. ha in mano un bicchiere d'acqua.
Nessuno nota questo dettaglio finché il professore, sempre con il bicchiere d'acqua in mano, inizia a girovagare tra i banchi dell'aula. In silenzio. Gli studenti si scambiano sguardi divertiti, ma non particolarmente sorpresi. Sembrano dirsi: "Eccoci qua: oggi la lezione riguarderà sicuramente l'ottimismo. Il prof. ci chiederà se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto. Alcuni diranno che è mezzo pieno. Altri diranno che è mezzo vuoto. I nerd diranno che è completamente pieno: per metà d'acqua e per l'altra metà d'aria! Tutto così scontato!".
Il professore invece si ferma e domanda ai suoi studenti: "Secondo voi quanto pesa questo bicchiere d'acqua?". Gli studenti sembrano un po' spiazzati da questa domanda, ma in molti rispondono: il bicchiere ha certamente un peso compreso tra i 200 e i 300 grammi. Il professore aspetta che tutti gli studenti abbiano risposto e poi propone il suo punto di vista: "Il peso assoluto del bicchiere d'acqua è irrilevante. Ciò che conta davvero è per quanto tempo lo tenete sollevato". Felice di aver catturato l'attenzione dei suoi studenti, il professore continua: "Sollevatelo per un minuto e non avrete problemi. Sollevatelo per un'ora e vi ritroverete un braccio dolorante. Sollevatelo per un'intera giornata e vi ritroverete un braccio paralizzato".
Gli studenti continuano ad ascoltare attentamente il loro professore di psicologia: "In ognuno di questi tre casi il peso del bicchiere non è cambiato. Eppure, più il tempo passa, più il bicchiere sembra diventare pesante. Lo stress e le preoccupazioni sono come questo bicchiere d'acqua. Piccole o grandi che siano, ciò che conta è quanto tempo dedichiamo loro. Se gli dedichiamo il tempo minimo indispensabile, la nostra mente non ne risente. Se iniziamo a pensarci più volte durante la giornata, la nostra mente inizia ad essere stanca e nervosa. Se pensiamo continuamente alle nostre preoccupazioni, la nostra mente si paralizza." Il professore capisce di avere la completa attenzione dei suoi studenti e decide di concludere il suo ragionamento: "Per ritrovare la serenità dovete imparare a lasciare andare stress e preoccupazioni. Dovete imparare a dedicare loro il minor tempo possibile, focalizzando la vostra attenzione su ciò che volete e non su ciò che non volete. Dovete imparare a mettere giù il bicchiere d'acqua".




Guardiamo così tanto questo bicchiere, da tutte le angolature possibili, e ce lo giriamo e rigiriamo tra le mani credendo che la risposta si trovi nel mezzo pieno, nel mezzo vuoto, in quel tecnicamente sempre pieno, che non ci rendiamo conto che a forza di tenere in mano questo bicchiere per cavarne una soluzione, la nostra mano ed il nostro braccio si intorpidiscono sempre di più fino a provocare dolore, dolore che ci costringe a posare nuovamente il bicchiere.

Il peso, il come vediamo questo benedetto bicchiere sono irrilevanti. Conta il tempo che facciamo passare. Se il nostro tempo lo riempiamo di preoccupazioni, problemi, stress, ansie varie non facciamo molta strada. A lungo andare dovremmo fermarci perché ci sentiamo come paralizzati, vuoti e tristi. La sola soluzione che non ci reca danno sta nella capacità di guardare il bicchiere e tenerlo in mano giusto il tempo necessario per trovare la soluzione di cui andiamo cercando, tutto il resto va lasciato andare. E se la soluzione non arriva in brevi spazi di tempo, possiamo sempre poggiare il bicchiere, riposare occhi e mani e tornarci su solo quando avremmo trovato la serenità necessaria per rimetterci all’opera.

Spesso le soluzioni che cerchiamo si trovano nei piccoli ed insignificanti dettagli della vita, ma più tempo ci fermiamo a cercare di capire la soluzione e meno il dettaglio che ci serve ci salterà all’occhio, perché ci lasceremo influenzare troppo da quello che già sappiamo.

Impariamo dunque a lasciare andare, a dirigere le nostre forze su quello che davvero vogliamo, ad imparare a mettere giù questo benedetto bicchiere d’acqua.

Ky












Nessun commento:

Posta un commento

"Che cosa vuole il mondo da noi?" (Keep calm, goditi il viaggio e passa il favore)

Curioso. Decisamente curioso come un pensiero possa improvvisamente materializzarsi. È successo circa 3 mesi fa, dopo il mio rientr...