Capita spesso, almeno a me, di
prendere per buone le teorie di persone che ritengo più grandi o
almeno con più esperienza. In questo caso si tratta della famosa
teoria del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto o tecnicamente sempre
pieno.
C’è chi ci vede il
bicchiere mezzo pieno, il che significa che queste persone vedono il
positivo della vita, sono tendenzialmente ottimiste e cercano sempre
delle alternative per districarsi nella matassa ingarbugliata che è
la vita.
Altri invece ci vedono il
mezzo vuoto, dunque la parte più negativa, pessimisti di natura e
poco inclini a cercare valide vie d’uscita alle difficoltà
quotidiane.
Infine ci sono coloro che
tecnicamente vedono il bicchiere sempre pieno, per metà d’acqua e
per metà d’aria.
Per molto tempo mi sono sempre
affidata a queste visioni, in base alle varie esperienze e agli stati
d’animo in cui mi trovavo a guardare questo benedetto bicchiere.
Oscillavo da una teoria all’altra senza però rendermi conto che
c’era una variabile meno visibile di cui tenere conto, non per
questo però meno importante.
Per spiegare questa variabile
meno visibile mi affido ad un racconto.
Siamo
all'Università di Berkley, in California. Un professore della
Facoltà di Psicologia fa il suo ingresso in aula, come ogni martedì.
Il corso è uno dei più gremiti e decine di studenti parlano del più
e del meno prima dell'inizio della lezione. Il professore arriva con
il classico quarto d'ora accademico di ritardo. Tutto sembra nella
norma, ad eccezione di un piccolo particolare: il prof. ha in mano un
bicchiere d'acqua.
Nessuno
nota questo dettaglio finché il professore, sempre con il bicchiere
d'acqua in mano, inizia a girovagare tra i banchi dell'aula. In
silenzio. Gli studenti si scambiano sguardi divertiti, ma non
particolarmente sorpresi. Sembrano dirsi: "Eccoci qua: oggi la
lezione riguarderà sicuramente l'ottimismo. Il prof. ci chiederà se
il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto. Alcuni diranno che è
mezzo pieno. Altri diranno che è mezzo vuoto. I nerd diranno che è
completamente pieno: per metà d'acqua e per l'altra metà d'aria!
Tutto così scontato!".
Il
professore invece si ferma e domanda ai suoi studenti: "Secondo
voi quanto pesa questo bicchiere d'acqua?". Gli studenti
sembrano un po' spiazzati da questa domanda, ma in molti rispondono:
il bicchiere ha certamente un peso compreso tra i 200 e i 300 grammi.
Il professore aspetta che tutti gli studenti abbiano risposto e poi
propone il suo punto di vista: "Il peso assoluto del bicchiere
d'acqua è irrilevante. Ciò che conta davvero è per quanto tempo lo
tenete sollevato". Felice di aver catturato l'attenzione dei
suoi studenti, il professore continua: "Sollevatelo per un
minuto e non avrete problemi. Sollevatelo per un'ora e vi ritroverete
un braccio dolorante. Sollevatelo per un'intera giornata e vi
ritroverete un braccio paralizzato".
Gli
studenti continuano ad ascoltare attentamente il loro professore di
psicologia: "In ognuno di questi tre casi il peso del bicchiere
non è cambiato. Eppure, più il tempo passa, più il bicchiere
sembra diventare pesante. Lo stress e le preoccupazioni sono come
questo bicchiere d'acqua. Piccole o grandi che siano, ciò che conta
è quanto tempo dedichiamo loro. Se gli dedichiamo il tempo minimo
indispensabile, la nostra mente non ne risente. Se iniziamo a
pensarci più volte durante la giornata, la nostra mente inizia ad
essere stanca e nervosa. Se pensiamo continuamente alle nostre
preoccupazioni, la nostra mente si paralizza." Il professore
capisce di avere la completa attenzione dei suoi studenti e decide di
concludere il suo ragionamento: "Per ritrovare la serenità
dovete imparare a lasciare andare stress e preoccupazioni. Dovete
imparare a dedicare loro il minor tempo possibile, focalizzando la
vostra attenzione su ciò che volete e non su ciò che non volete.
Dovete imparare a mettere giù il bicchiere d'acqua".
Guardiamo
così tanto questo bicchiere, da tutte le angolature possibili, e ce
lo giriamo e rigiriamo tra le mani credendo che la risposta si trovi
nel mezzo pieno, nel mezzo vuoto, in quel tecnicamente sempre pieno,
che non ci rendiamo conto che a forza di tenere in mano questo
bicchiere per cavarne una soluzione, la nostra mano ed il nostro
braccio si intorpidiscono sempre di più fino a provocare dolore,
dolore che ci costringe a posare nuovamente il bicchiere.
Il
peso, il come vediamo questo benedetto bicchiere sono irrilevanti.
Conta il tempo che facciamo passare. Se il nostro tempo lo riempiamo
di preoccupazioni, problemi, stress, ansie varie non facciamo molta
strada. A lungo andare dovremmo fermarci perché ci sentiamo come
paralizzati, vuoti e tristi. La sola soluzione che non ci reca danno
sta nella capacità di guardare il bicchiere e tenerlo in mano giusto
il tempo necessario per trovare la soluzione di cui andiamo cercando,
tutto il resto va lasciato andare. E se la soluzione non arriva in
brevi spazi di tempo, possiamo sempre poggiare il bicchiere, riposare
occhi e mani e tornarci su solo quando avremmo trovato la serenità
necessaria per rimetterci all’opera.
Spesso
le soluzioni che cerchiamo si trovano nei piccoli ed insignificanti
dettagli della vita, ma più tempo ci fermiamo a cercare di capire la
soluzione e meno il dettaglio che ci serve ci salterà all’occhio,
perché ci lasceremo influenzare troppo da quello che già sappiamo.
Impariamo
dunque a lasciare andare, a dirigere le nostre forze su quello che
davvero vogliamo, ad imparare a mettere giù questo benedetto
bicchiere d’acqua.
Ky
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